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Ritorno dei Carabinieri in Palestina: gli Usa spingono, Roma frena

Washington vorrebbe che l’Italia tornasse ad addestrare la polizia della Cisgiordania, al comando di una nuova missione internazionale, ma i costi preoccupano il governo

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Ritorno dei Carabinieri in Palestina: gli Usa spingono, Roma frena

Washington vorrebbe che l’Italia tornasse ad addestrare la polizia della Cisgiordania, al comando di una nuova missione internazionale, ma i costi preoccupano il governo

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Ritorno dei Carabinieri in Palestina: gli Usa spingono, Roma frena

Washington vorrebbe che l’Italia tornasse ad addestrare la polizia della Cisgiordania, al comando di una nuova missione internazionale, ma i costi preoccupano il governo

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Washington vorrebbe che l’Italia tornasse ad addestrare la polizia della Cisgiordania, al comando di una nuova missione internazionale, ma i costi preoccupano il governo

I militari italiani sono pronti a tornare in Palestina e ad intervenire nella striscia di Gaza, appena il conflitto lo permetterà. Ce lo chiedono gli Stati Uniti, ce lo impone l’esperienza. Ma da Palazzo Chigi filtra qualche dubbio, soprattutto sui costi di un’operazione rinnovata.

Sì, rinnovata. Forse pochi italiani lo sanno, ma il nostro Paese ha addestrato per nove anni le forze di polizia palestinesi, facenti capo al governo riconosciuto a livello internazionale e basato in Cisgiordania. Il nome della missione era Miadit-Palestina (Missione Addestrativa Italiana), e vedeva impegnati circa 30 uomini basati a Gerico. Il personale, interamente composto da carabinieri della 2^ Brigata Mobile (quella deputata alle operazioni fuori dal territorio nazionale e in zona di guerra), insegnava alle forze di sicurezza di Ramallah tutto il necessario per garantire la tranquillità della popolazione, il contrasto al terrorismo e al crimine. Questo fino al 14 ottobre 2023, appena una settimana dopo l’attacco di Hamas contro Israele e il conseguente deteriorarsi della pace nella regione, quando il ministro della Difesa Crosetto ha ordinato l’immediato rimpatrio del contingente.

Ora, a un anno di distanza, si parla di tornare a Gerico, e non solo. Proprio oggi il titolare della Difesa ha annunciato che gli uomini dell’Arma andrebbero anche nella disastrata Striscia di Gaza, dove a dover essere ricostruita non è solo la quasi totalità delle strutture, ma anche qualsiasi forma di sicurezza e tutela dei cittadini. Il primo passo in questa direzione, però, non sarebbe arrivato da Roma, bensì da Washington. L’amministrazione statunitense, nell’ottica di una tregua e un graduale ritorno alla normalità, avrebbe chiesto all’Italia di far ripartire i carabinieri per la Palestina appena si arriverà a un cessate il fuoco. Anche Israele, consultato dagli americani, avrebbe dato il suo appoggio. Questa volta, però, il nostro Paese non sarebbe solo. Niente più Miadit pura, ma una nuova missione multinazionale (probabile la partecipazione anglo-francese) a guida italiana, come esplicitamente richiesto da oltreoceano, con un contingente di 200 uomini dell’Arma.

Palazzo Chigi non ha detto di no, e non nasconde l’orgoglio generato da questo ennesimo riconoscimento internazionale per i carabinieri e le loro qualità addestrative e professionali. Ma qualche dubbio permane. Non sulla sicurezza (si dovrà attendere il cessate il fuoco), e nemmeno sull’incarico di vertice dell’operazione (l’Italia ha ormai molta esperienza in questo campo). A preoccupare sono i costi. Per Miadit, nel 2023, erano stati stanziati quasi 1 milione e 791 mila euro, considerando un personale massimo di 33 persone. Il totale dei soli stipendi, comprensivi di indennità di missione, ammontava a poco meno di 800 mila euro in 12 mesi. Se davvero i Carabinieri da dispiegare fossero 200, i costi salirebbero vertiginosamente a quasi 11 milioni di euro. Non esattamente una bella prospettiva, per un Paese che sembra annunciare una manovra economica ‘lacrime e sangue’ per far quadrare i conti nel 2025.

Certo è che rifiutare non è un’opzione: ne va della credibilità dell’Italia con gli alleati. Il punto di caduta finale, secondo indiscrezioni, dovrebbe essere un contingente raddoppiato o triplicato rispetto al 2023, comunque non superiore ai 100 carabinieri, così da contenere i costi attorno ai 7 milioni di euro. Nel frattempo, una ventina di militari dell’Arma sono in partenza per Israele, dove si confronteranno con gli alleati e i palestinesi per meglio comprendere spazi di manovra, tempistiche e regole d’ingaggio per la nuova missione. Nella speranza che il portafogli già vuoto di Roma non renda troppo difficile un nuovo intervento per la degradata sicurezza mediorientale.

di Umberto Cascone

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