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Le parole che servono

Il discorso del vice cancelliere tedesco e leader dei Verdi Robert Habeck è il discorso che avremmo voluto sentire da tanti leader mondiali
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Il discorso del vice cancelliere tedesco e leader dei Verdi Robert Habeck è il discorso che avremmo voluto sentire da tanti leader mondiali
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Il discorso del vice cancelliere tedesco e leader dei Verdi Robert Habeck è il discorso che avremmo voluto sentire da tanti leader mondiali
Il discorso del vice cancelliere tedesco e leader dei Verdi Robert Habeck è il discorso che avremmo voluto sentire da tanti leader mondiali, posti di fronte all’emergenza del dramma mediorientale. Parole nette, inequivocabili, capaci di alzare una barriera davanti a qualsiasi distinguo spericolato, ansia di giustificare anche solo in qualche modo o parzialmente quello che ci è toccato vedere e commentare un mese fa nel Sud di Israele.  Il vice cancelliere Habeck ha saputo sottolineare quello che è un obbligo morale storico per la Germania e tutto il popolo tedesco, come da lui dichiarato con grandissima forza e lucidità: la sicurezza dello Stato di Israele è ragion d’essere politica della stessa Repubblica Federale Tedesca, in ragione delle responsabilità inemendabili che gravano sulla generazione dei nonni di Robert Habeck.  È stato lui a dirlo, con parole chiare, piane, nette. Pronunciate guardando fisso in camera, senza esitazioni, ma senza atteggiamenti attoriali che ne avrebbero sminuito il valore e l’effetto. Nelle parole di Habeck non c’è spazio per le banalità che ci tocca ascoltare talvolta anche da capi di Stato o di governo, incapaci di uscire dalla trappola concettuale del dare un colpo al cerchio e uno alla botte.  Ci costringe a ricordare – per essere più precisi costringerebbe coloro che fanno di tutto per raccontare solo un pezzo della Storia – quali siano le origini morali dello Stato ebraico, che non potranno mai essere scisse dal peggiore delitto nella storia dell’umanità, la Shoah. Di inestimabile valore che a sottolinearlo senza giri di parole sia stato un tedesco e non un semplice cittadino, ma il vice cancelliere della Repubblica di Germania.  Vorremmo che queste parole – che nulla hanno a che vedere con l’incapacità di riconoscere la necessità di uno Stato per i palestinesi o per Israele di riconsiderare gli errori storici delle sue politiche nei Territori arabi, a cominciare dall’eterna questione dei coloni – arrivassero da tanti altri leader.  Sembra persino ridicolo scriverlo, ma sarebbe straordinario che qualcuno dei governanti degli Stati arabi riuscisse una volta a dire qualcosa di coraggioso, anche scontentando la pancia delle rispettive opinioni pubbliche. Questi signori – che non sono esattamente dei campioni di democrazia e che normalmente non hanno in alcuna considerazione o quasi i rispettivi popoli –  quando si tratta del conflitto israelo-palestinese si trasformano in teneri agnellini a rimorchio delle piazze. Senza visione e orizzonti. Quanto all’Occidente, non manca chi si barcamena, chi fa il pesce nel barile, chi si produce in pensosi discorsi in cui in fin dei conti non si dice nulla per il terrore di scontentare qualcuno. Noi de La Ragione abbiamo voluto riproporre integralmente il discorso di Robert Habeck, proprio per far capire a quante più persone possibile il valore di concetti chiari e indiscutibili. In grado di impegnare l’anima di un intero Paese, prima ancora dei governi. di Fulvio Giuliani 

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