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“Avete le mani sporche di sangue”, social a processo negli Usa

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Per la prima volta che si registra un j’accuse così eloquente negli Usa, mettendo alla berlina le multinazionali che colpevolmente si sono mosse tardi per mettere un freno agli abusi sui social
Social usa

“Avete le mani sporche di sangue”, social a processo negli Usa

Per la prima volta che si registra un j’accuse così eloquente negli Usa, mettendo alla berlina le multinazionali che colpevolmente si sono mosse tardi per mettere un freno agli abusi sui social
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“Avete le mani sporche di sangue”, social a processo negli Usa

Per la prima volta che si registra un j’accuse così eloquente negli Usa, mettendo alla berlina le multinazionali che colpevolmente si sono mosse tardi per mettere un freno agli abusi sui social
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Accuse di mani imbrattate di sangue e scuse in diretta alle famiglie delle vittime. Il durissimo atto di accusa – peraltro bipartisan – al Senato americano contro le piattaforme social era inatteso, almeno in questi termini. Un coro senza stonature, parlamentari in versione di cowboy senza macchia e con la pistola fumante si è alzato alla presenza delle famiglie di diversi bambini e adolescenti che si sono suicidati, oppure che hanno dovuto affrontare problemi di salute mentale a causa dei contenuti sui social.

Big Tech e gli abusi sui minori: il tema è ovviamente sentito anche da questa parte dell’Oceano Atlantico. Negli Stati Uniti il dibattito è andato oltre il livello di guardia, mentre il Parlamento europeo ancora deve accomodarsi al tavolo dei negoziati con gli stati membri per stilare la veste finale della legge per stabilire norme efficaci, prevenire e combattere gli abusi sessuali sui minori online, proteggendo al tempo stesso la privacy: sono previsti controlli parentali obbligatori, meccanismi di segnalazioni degli utenti, obblighi per il fornitore a utilizzare tecnologie specifiche per il rilevamento di materiale esistente e di nuova pubblicazione contenente abusi sessuali sui minori e un centro europeo per la protezione dell’infanzia.

I vostri prodotti uccidono le persone. Avete le mani imbrattate di sangue” ha detto il presidente della Commissione Giustizia ai CEO di Facebook, Tiktok, X, Snapchat, Discord. Il tono è stato tale che Mark Zuckerberg, il patron di Meta (che nell’ultimo trimestre del 2023 passa da 4,6 a 14,5 miliardi di profitti), è stato praticamente costretto a scusarsi davanti alle famiglie delle vittime dei social media, proprio nei giorni del 20esimo compleanno di Facebook (arrivò negli Usa il 4 gennaio 2004). Lo stesso Zuckerberg  ha sottolineato di aver destinato oltre 20 miliardi di dollari, assumendo decine di migliaia di dipendenti, per rafforzare le sue piattaforme contro gli abusi online sui minori. Anche l’amministratore delegato di Tik Tok, Shou Zi Chew, ha raccontato dei due miliardi di investimenti contro gli abusi online, oltre ai 40 mila addetti (la piattaforma conta 170 milioni di utenti mensili negli Stati Uniti), mentre per X è stata annunciata la creazione di un nuovo dipartimento per la moderazione dei contenuti. Anche il Ceo di Snap, Evan Spiegel, si è scusato con le famiglie i cui figli sono morti dopo aver acquistato farmaci su Snapchat.

Certamente è la prima volta che si registra un j’accuse così eloquente, mettendo alla berlina le multinazionali che colpevolmente si sono mosse tardi per mettere un freno agli abusi sui social ai danni dei minori. In attesa che il Senato americano sciolga la lingua in questo modo anche contro le lobby delle armi, si tenga conto dei numeri: secondo il National Center for Missing & Exploited Children, ci sono 100 mila segnalazioni quotidiane di abusi online su minori. Nell’area Ue sono state 32 milioni le segnalazioni nel 2022.

di Nicola Sellitti 

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