Stati Uniti spaccati e indifferenti
Il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump è di sicuro imprevedibile nella sostanza e nella tipologia delle sue mosse. Ma sull’Ucraina lui sta con Putin

Stati Uniti spaccati e indifferenti
Il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump è di sicuro imprevedibile nella sostanza e nella tipologia delle sue mosse. Ma sull’Ucraina lui sta con Putin
Stati Uniti spaccati e indifferenti
Il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump è di sicuro imprevedibile nella sostanza e nella tipologia delle sue mosse. Ma sull’Ucraina lui sta con Putin
Il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump è di sicuro imprevedibile nella sostanza e nella tipologia delle sue mosse, ma nello specifico e per noi cruciale capitolo della guerra scatenata dalla Russia in Ucraina, si può dire molto del capo della Casa Bianca ma non che sia stato ondivago.
Lui sta con Putin.
Nel senso che le sue simpatie, la sua empatia – per motivi che abbiamo qui esplorato più volte – vanno costantemente e dichiaratamente al presidente russo. Il punto che non deve mai sfuggire a tutti noi osservatori è che l’aggressore è la Russia. Il nemico per eccellenza di cinquant’anni di guerra fredda.
L’incubo in nome del quale gli Stati Uniti d’America hanno conosciuto vere e proprie persecuzioni interne di carattere politico e culturale, per le quali oggi è diffuso il senso di vergogna.
Nell’immaginario collettivo, nel racconto mediatico e in quello cinematografico – che hanno contribuito a costruire in modo determinante la supremazia culturale degli Usa – il cattivo è stato sempre russo fino alla caduta del Muro, per poi diventare il russo nostalgico.
Il massimo che si è concesso alla Russia, infatti, è “salvare” sul grande schermo il leader desideroso di avere rapporti civili e amichevoli con l’Occidente, invariabilmente messo in pericolo dal colpo di Stato dei vecchi apparati.
Certo, oggi è la Cina il vero nemico pubblico numero uno e lo stesso Donald Trump non fa alcun mistero al riguardo, ma lo sanno anche i bambini che Vladimir Putin esiste e persiste solo grazie a Xi Jinping. Sta di fatto che stiamo assistendo a qualcosa di impensabile sino a pochi anni fa: l’appiattirsi dell’amministrazione americana in posizione supina sui voleri del Cremlino.
Il cercare in tutti modi di trovare un accomodamento. Come è possibile che tutto questo non generi una rivolta di carattere innanzitutto viscerale negli Stati Uniti d’America?
Certo, non mancano voci anche autorevoli di dissenso e di “orrore” davanti a questa deriva ma nulla di neppure paragonabile ai movimenti di piazza, ai profondi sconvolgimenti che attraversarono gli Usa durante le turbolenze degli anni Sessanta o Settanta. I democratici restano cianotici e sembrano voler valutare come prossimo sfidante il governatore della California Newsome ma è tutta politica, non arriva certo alle masse. Oltre, il nulla.
La verità è che la società americana è profondamente cambiata, non ha più nulla di quelle pulsioni e di quelle vere e proprie esigenze morali che l’hanno così fortemente caratterizzata nel passato.
Si è polarizzata al massimo, evidenziando differenze ormai l antropologiche fra sostenitori e antipatizzanti di Trump, ma ciascuno resta arroccato nelle proprie città o Stati ormai impermeabili agli avversari e si sfoga sui social, che in America sembrano avere ormai definitivamente soppiantato le antiche strade e piazze.
di Fulvio Giuliani
La Ragione è anche su WhatsApp. Entra nel nostro canale per non perderti nulla!
- Tag: esteri
Leggi anche

Tel Aviv, in 350mila in piazza per gli ostaggi

Merz: “Strategia Putin per evitare incontro con Zelensky”

Israele, blocchi e nuove proteste dei parenti degli ostaggi
