
Talebano contro talebano
La natura tribale dei talebani cede il passo alla ragion di Stato dell’Emirato afghano
| Esteri
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La natura tribale dei talebani cede il passo alla ragion di Stato dell’Emirato afghano
Scegliere il campo. La visita a Kabul di Nadeem Ahmed Anjum (capo del Mukhābarāt, i servizi segreti militari pakistani) e del ministro della Difesa pakistana Khawaja Muhammad Asif ha prodotto un deterioramento vistoso e istantaneo del rapporto tra talebani afghani e pakistani. È giunta infatti la conferma che Noor Saeed Mehsud, il governatore ombra del Peshāwar per il Teḥrīk-ī-Ṭālibān Pākistān (Ttp, Movimento dei talebani pakistani), è stato ucciso nella zona di Asadabad della provincia di Konar. L’omicidio è stato addossato ai membri della Jamā‘at ul-Āḥrār (Assemblea dei liberi), gruppo scissionista del Ttp, ma il tempismo riguardo l’eliminazione di un capo del Ttp tanto importante è oltremodo sospetto.
Secondo il controverso sito specializzato “Hasht-e Subh Daily” qualsiasi dubbio è stato comunque dissipato lo scorso primo marzo quando i talebani afghani hanno lanciato una vera e propria offensiva contro il Ttp nella città di Khowst, capoluogo della provincia omonima confinante col Pakistan. Il sito riporta che nell’attacco, che avrebbe preso di mira un’assemblea dei capi, sarebbero rimasti uccisi almeno sei comandanti – fra questi Abdul Manan Agha (già sotto sanzioni per i suoi legami con Al-Qāʿida), Alam Khan Mudakhel, Kajeer e altri tre ancora non identificati – mentre un’altra buona dozzina sarebbe rimasta ferita. La linea dura talebana sarebbe stata dettata dalla necessità di scongiurare un intervento armato dell’esercito del Pakistan nelle aree di confine, che potrebbe portare a conseguenze imprevedibili tra le quali non è possibile escludere la creazione di un cordone territoriale di sicurezza (sullo stile di quello turco in Siria) in spregio dell’attuale integrità nazionale afghana.
In ogni caso siamo ancora ben distanti da una stabilizzazione nelle zone di frontiera: un motociclista kamikaze si è fatto esplodere ieri presso il passo Bolān – che connette Sibi a Quetta, capoluogo della regione pakistana del Belucistan – distruggendo un veicolo della polizia locale. L’attentato, che ha ucciso nove agenti e ne ha feriti altri tredici, è sintomo della grottesca situazione attuale del Pakistan stretto fra una gravissima crisi economica e una poderosa metastatizzazione del terrorismo. La rivendicazione arrivata dal neonato Teḥrīk-ī-Jihād Pākistān (Movimento della Jihad del Pakistan) è stata infatti messa in dubbio e potrebbe trattarsi di una vendetta del Ttp così come di un attacco dello Stato Islamico della provincia del Pakistan (Ispp) – che nel marzo del 2022 aveva operato attacchi simili nell’area – oppure di una nuova escalation da parte dell’Armata di Liberazione del Belucistan.
Intanto anche il confine fra Afghanistan e Iran è divenuto caldo, complicando i rapporti già tesi tra Teheran e Kabul a causa delle discriminazioni talebane contro la minoranza sciita hazāra. In un recente screzio di confine un soldato iraniano era stato sequestrato per diverse ore dai talebani. Sgonfiatasi la crisi, gli iraniani hanno ringraziato i colleghi oltrefrontiera lanciando contro di loro un razzo senza innesco. Un avvertimento molto chiaro.
di Camillo Bosco
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