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Tra Putin e Trump nessuna telefonata, ma qualcosa si muove

Nelle ultime 48 ore hanno si sono rincorse notizie, indiscrezioni, “boatos” su presunti contatti tra Vladimir Putin e Donald Trump

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Tra Putin e Trump nessuna telefonata, ma qualcosa si muove

Nelle ultime 48 ore hanno si sono rincorse notizie, indiscrezioni, “boatos” su presunti contatti tra Vladimir Putin e Donald Trump

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Tra Putin e Trump nessuna telefonata, ma qualcosa si muove

Nelle ultime 48 ore hanno si sono rincorse notizie, indiscrezioni, “boatos” su presunti contatti tra Vladimir Putin e Donald Trump

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Nelle ultime 48 ore hanno si sono rincorse notizie, indiscrezioni, “boatos” su presunti contatti tra Vladimir Putin e Donald Trump

Nelle ultime 48 ore hanno si sono rincorse notizie, indiscrezioni, “boatos” su presunti contatti tra Vladimir Putin e Donald Trump, tra i rispettivi staff e persino di telefonate completamente irrituali, tra il Presidente americano neoeletto, Volodomyr Zelensky e Elon Musk.

In mattinata, il portavoce di Putin, Dmitry Peskov però è intervenuto infastidito per negare qualsiasi contatto diretto tra i due presidenti e anche Mikhail Podolyak, stretto collaboratore di Zelensky, ha fatto intendere che anche l’ormai celebre “telefonata a tre”Zelensky-Trump-Musk non ci sia in realtà mai stata. Solo voci di una stampa che vuole dare in pasto ai suoi affamati lettori dei dettagli su un piano di pace per l’Ucraina che il tycoon americano avrebbe già elaborato da mesi, quindi? Non proprio.

Effettivamente, c’è un grande agitarsi negli uffici diplomatici e in quelli del ministero della difesa russa negli ultimi giorni. E se i pasdaran dell’ultra-nazionalismo di destra come Alexander Dugin sostengono a gran voce che ora l’esercito russo potrà puntare diritto verso Kiev, anche i più cauti uomini del Cremlino qualche valutazione sull’ipotesi di accordo fatta circolare dal “Wall Street Journal” hanno iniziata a farla. Il quotidiano americano aveva scritto che Trump ipotizzerebbe un riconoscimento dell’annessione della Crimea e dei territori conquistati dall’esercito russo nel Donbass dal 24 febbraio 2022 in avanti e la creazione di un’ampia zona demilitarizzata sulla linea del fronte che sarebbe controllata da soldati Usa ed europei (più europei che Usa).

Se questa fosse la piattaforma d’intesa, secondo le indiscrezioni raccolte da “Forbes Russia”, allora “l’esercito russo si starebbe attivando nella regione di Kursk per prepararsi al piano di cessate il fuoco di Trump. L’esercito russo vuole riconquistare la regione prima del “congelamento” del fronte che il nuovo presidente degli Stati Uniti Donald Trump vorrebbe proporre, in modo tale che non sia oggetto di trattativa con Kiev”. In realtà secondo altri analisti russi, Putin non avrebbe così tanto fretta di concludere il conflitto e vorrebbe attendere che le contraddizioni tra Usa, Europa e Ucraina crescessero e si manifestassero appieno nelle prossime settimane e mesi.


Anche perché se è vero che l’esercito ucraino è in difficoltà, la situazione di quello russo è lungi dall’essere eccellente. Secondo il portale russo di opposizione “Meduza”, il trionfalismo di Putin sulla situazione al fronte è costellato di bugie: “Le truppe russe – scrive Meduza – hanno raggiunto Oskol, a sud di Kupyansk, diverse settimane fa, ma non sono ancora riuscite a sfondare in città che è difesa da diverse brigate dell’esercito ucraino, che mantengono un collegamento stabile con la sponda occidentale, nonostante i ponti sull’Oskol siano stati a lungo bombardati dagli aerei russi”.

Inoltre, “gli obiettivi finali di questa offensiva russa sono difficili da determinare: sarà difficile per loro forzare l’Oskol e creare una testa di ponte stabile sulla sponda occidentale (come dimostra l’esperienza dell’intera guerra). Quindi la prea della parte orientale di Kupyansk non porterà a nuove opportunità per un’offensiva. Rimane una variante con l’avanzata a sud lungo l’Oskol con un ipotetico accesso alla città di Liman. Più avanti, l’offensiva (se l’esercito ucraino avrà ancora forze per resistere) arriverà all’ansa dell’Oskol e a un fiume ancora più grande, il Seversky Donets. Nella regione di Kursk poi, l’esercito ucraino sarebbe riuscito a fermare l’offensiva russa a ovest di Suja. Le forze ucraine avrebbero trasferito le riserve in quest’area e continuerebbero a contrattaccare, anche con l’uso di carri armati. In realtà Mosca, in ultima istanza, vuole capire se il Pentagono accetterà o emenderà i piani della “pace in cinque minuti” di Donald Trump. Se lo scetticismo e alzate di scudi dei generali diventassero fatti reali, allora tutta la gran effervescenza alimentata ad arte da alcuni giornali americani svanirebbe così come l’idea della “facile vittoria” a cui credono in queste ore non solo gli uomini della strada russi ma anche i brokers della Borsa di Mosca.

di Yurii Colombo

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