Rikki Valerie Kolle è la prima transgender ad aver vinto un concorso di bellezza un tempo aperto alle sole donne e dal 2012 accessibile anche alle trans. Non senza polemiche si è aggiudicata il titolo di Miss Olanda e quest’inverno gareggerà per l’elezione di Miss Universo. Per alcuni si tratta di una vittoria che segna un grande passo in avanti per le persone trans, per altri l’ennesimo attacco alla figura della donna.
La sensazione comune è che oggi la lotta per i diritti si compia sempre a discapito di una categoria, sia essa quella di donne, trans, gay o lesbiche. Tanto che, escludendo i commenti violenti inviati alla Kolle, chiunque ritenga corretto che il concorso accetti soltanto donne viene ormai etichettato come transfobico.
Il fatto che l’organizzazione di Miss Universo sia stata acquisita da Anna Jakrajutatip – un’imprenditrice anch’ella transgender e che dice di volersi impegnare per promuovere l’emancipazione femminile – è una coincidenza che colpisce. Ma ormai, cos’è femminile?
Dal 2004 esiste poi un concorso riservato alle transgender: Miss International Queen, che quest’anno è stato vinto da Solange Dekker, pure lei olandese. Ma allora, se una donna (giustamente) non può partecipare a un concorso di trans, perché può accadere l’inverso? Un tempo si denunciava l’abuso di bisturi in quei “corpi femminili oggettivizzati”, considerati la massima espressione del patriarcato; oggi si festeggia una donna trans completamente rifatta.
di Claudia Burgio
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