Trump assalta le università e taglia i fondi. Harvard: c’è chi dice No
“L’università non rinuncerà alla propria indipendenza né rinuncerà ai propri diritti costituzionali”, le parole di Harvard

Trump assalta le università e taglia i fondi. Harvard: c’è chi dice No
“L’università non rinuncerà alla propria indipendenza né rinuncerà ai propri diritti costituzionali”, le parole di Harvard
Trump assalta le università e taglia i fondi. Harvard: c’è chi dice No
“L’università non rinuncerà alla propria indipendenza né rinuncerà ai propri diritti costituzionali”, le parole di Harvard
“L’università non rinuncerà alla propria indipendenza né rinuncerà ai propri diritti costituzionali. Né Harvard né nessun’altra università privata può permettersi di essere assorbita dal governo federale”.
Queste sono le poche, nette e inequivocabili parole con cui l’università di Harvard ha risposto all’intimazione dell’amministrazione Trump e alla decisione della stessa di tagliare oltre 2 miliardi e 200 milioni di dollari di fondi come ritorsione per il mancato accoglimento delle indicazioni giunte da Washington.
Un vero e proprio “dazio” sulla cultura e la libertà scientifica imposto dal Presidente degli Stati Uniti, senza provare a mascherare in qualche modo la mossa punitiva.
Il punto più alto (o basso) dello scontro fra il capo della Casa Bianca e le più importanti istituzioni universitarie del Paese, che in buona parte hanno scelto di abbozzare e di trovare un punto di caduta fra la propria indipendenza e le richieste trumpiane.
In estrema sintesi, una forte stretta sulle manifestazioni modello propal, giudicate prossime all’antisemitismo, e un contemporaneo e alquanto paradossale richiamo al free speech, che per Donald Trump e JD Vance significa sostanzialmente il free speech delle idee maga. Delle altre… meno.
Harvard è Harvard e ha potuto sfidare apertamente il presidente e il potere della Casa Bianca, per la quasi totalità del resto del mondo accademico e scientifico americano questo è impossibile o complesso. Alla fine ha ceduto (sia pur sempre in parte) anche un ateneo di eguale prestigio come la Columbia, con conseguenze dirette e pesanti ai vertici dell’università e nei rapporti fra i membri del board.
Che ieri abbia alzato la voce anche Barack Obama in difesa di Harvard e di tutte le università può sembrare una questione eminentemente politica, ma qui c’è di più.
Pensate se da noi il governo imponesse alle università pubbliche e private quali manifestazioni permettere e quali no. Cosa dire o non dire, chi ospitare e chi no.
Consola ben poco ricordare – come fatto dallo stesso Obama 10 giorni fa nel memorabile discorso alla Hamilton University – l’errore woke identico e contrario commesso dai sedicenti progressisti e l’ansia di togliere la parola a chi non fosse in linea.
La dichiarata volontà di Trump di imporre una scala di priorità nell’insegnamento e nella formazione, sottraendo una serie di libertà, argomenti e autonomie, equivale a voler mutare l’idea stessa di America verso se stessa e nei confronti del mondo.
di Fulvio Giuliani
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