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Trump Putin Xi

Trump avvisa Putin e coinvolge Xi Jinping

È emersa ieri, per la prima volta nelle parole di Trump, il riconoscimento di un ruolo alla Cina di Xi Jinping nella via diplomatica con Putin

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Trump avvisa Putin e coinvolge Xi Jinping

È emersa ieri, per la prima volta nelle parole di Trump, il riconoscimento di un ruolo alla Cina di Xi Jinping nella via diplomatica con Putin

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È emersa ieri, per la prima volta nelle parole di Trump, il riconoscimento di un ruolo alla Cina di Xi Jinping nella via diplomatica con Putin

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È emersa ieri, per la prima volta nelle parole di Trump, il riconoscimento di un ruolo alla Cina di Xi Jinping nella via diplomatica con Putin

Donald Trump è tornato ieri a parlare della guerra in Ucraina e del suo impegno per metterle fine al più presto. L’ha fatto a modo suo, mandando un messaggio chiaro al presidente Vladimir Putin (che il tycoon dovrebbe incontrare molto presto) e non escludendo ulteriori sanzioni alla Russia nel caso lo zar non si sieda al tavolo delle trattative o avanzi eccessive pretese per far tacere le armi russe. Poche parole: con la pace «farò un grande favore alla Russia, la cui economia sta fallendo. Si mettano d’accordo ora e fermino questa ridicola guerra! Se non troviamo un ‘accordo’, e in tempi brevi, non ho altra scelta che imporre alti livelli di tasse, tariffe e sanzioni su tutto ciò che viene venduto dalla Russia agli Stati Uniti e a vari altri Paesi coinvolti».

L’impressione è che la nuova amministrazione di Washington voglia accelerare i tempi, nella speranza di riuscire a concretizzare un accordo per la tregua prima dell’anniversario del terzo anno dall’invasione russa che cadrà fra un mese, il 24 febbraio 2022. Ora, è noto che chi vuole avviare dei negoziati deve stare attento ad alcune cose, due in particolare più di altre: non avere una eccessiva fretta di chiudere e cercare di mostrare una certa equidistanza fra le parti. Con la minaccia di nuove sanzioni nel caso Putin faccia le bizze, Trump ha fatto sapere a Mosca che non ci sarà una seconda occasione per arrivare a una tregua e a una pace e che l’equidistanza non potrà essere il riconoscimento dell’invasione russa dell’Ucraina.

Funzionerà la strategia di deterrenza trumpiana per facilitare l’accettazione di una tregua? Difficile dirlo. Quel che è certo è che gli Stati Uniti e il presidente americano non possono mettersi in ginocchio davanti alla Russia pur di mettere fine alla guerra ma devono trovare il modo di garantire agli ucraini, in battaglia per il loro Paese da tre anni, dignità e sovranità. A questo proposito Trump ha fatto sapere di aver già avviato suoi colloqui con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, aggiungendo che per fare pace si deve essere sempre in due. Anzi, in quattro. E qui è emersa sempre ieri, per la prima volta nelle parole esplicite del nuovo presidente americano, il riconoscimento di un ruolo alla Cina di Xi Jinping nella via diplomatica per arrivare a sedersi a un tavolo per una tregua fra Mosca e Kiev. Trump ha infatti confermato di aver discusso della guerra e della crisi ucraina durante la telefonata con il presidente cinese Xi Jinping avuta il 17 gennaio scorso, pochi giorni prima del suo secondo insediamento ufficiale alla Casa Bianca: «Ha un sacco di potere, come noi» ha sottolineato The Donald riferendosi a Xi Jinping. «Gli ho detto: dovreste risolvere la questione, Zelensky vorrebbe la pace anche se per ballare il tango ci vogliono due persone. Vedremo cosa succederà».

Le pressioni sulla Cina affinché, da miglior alleato della Russia (un’alleanza ribadita ancora due giorni fa da un colloquio fra Xi e Putin), usi la propria influenza sul presidente russo per portarlo alla ragionevolezza è una linea che il nostro giornale sostiene da parecchio tempo. Fra il dirlo e renderla concreta corre però la differenza che c’è fra il fare giornalismo d’opinione e l’operare in diplomazia. Di certo il presidente Trump ha gli strumenti per fare pressione su Pechino e fra questi c’è soprattutto la leva dei nuovi dazi annunciati ma non ancora firmati (a differenza di quelli verso Canada e Messico). Se il ruolo cinese si rivelasse decisivo nel far sedere Putin al tavolo, la leva dei dazi potrebbe attenuarsi, perché no. Sarebbe una scelta pragmatica, aggettivo che è la cifra della politica cinese, in questi giorni molto cauta e prudente nei giudizi sul nuovo corso politico americano.

di Massimiliano Lenzi

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