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Trump, l’Air Force One in regalo dal Qatar. Senza imbarazzo

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Mentre rilancia lo slogan “America first”, Trump accetta l’”omaggio” del Qatar per rimpiazzare l’Air Force One. Secondo lui è colpa dei ritardi Boeing, ma i democratici attaccano: condotta incostituzionale

Trump, l’Air Force One in regalo dal Qatar. Senza imbarazzo

Mentre rilancia lo slogan “America first”, Trump accetta l’”omaggio” del Qatar per rimpiazzare l’Air Force One. Secondo lui è colpa dei ritardi Boeing, ma i democratici attaccano: condotta incostituzionale

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Trump, l’Air Force One in regalo dal Qatar. Senza imbarazzo

Mentre rilancia lo slogan “America first”, Trump accetta l’”omaggio” del Qatar per rimpiazzare l’Air Force One. Secondo lui è colpa dei ritardi Boeing, ma i democratici attaccano: condotta incostituzionale

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Il valore è di 400 milioni di dollari, ma la generosità del Qatar è tale da averlo regalato. Destinatario: Donald Trump. Ossia il presidente degli Stati Uniti che, a chi lo accusa di un gesto quantomeno ambiguo dell’accettare il cadeau, risponde che “chiunque dovrebbe farlo”. Ad attaccarlo, infatti, sono prima di tutti i Democratici statunitensi, guidati dal leader di partito in Senato, Chuck Schumer. Che su X non ha fatto ricorso a giri di parole: «Non è solo corruzione, è un’influenza straniera premium con spazio extra per le gambe».  

La Fox, tradizionalmente vicina ai Repubblicani, relega la notizia a fondo pagina, riportando la difesa d’ufficio del capo della Casa Bianca. Sostanzialmente ricorda che se Trump è arrivato ad accettare l’offerta qatarina è per colpa dei ritardi della Boeing. Dalla quale ci si aspettava due nuovi velivoli presidenziali nel 2024 e che invece potrebbe finire di metterli a punto solo nel 2027-2028. A ordinare due nuovi aerei, infatti, era stato lo stesso Trump ai tempi del suo primo mandato. Quelli attualmente in uso, l’Air Force One e l’Air Force Two, entrambi Boeing, risalgono al 1990 e 1991. Hanno, quindi, 40 anni, sono troppo vecchi.

Il nuovo jet superlusso, invece, è stato realizzato nel 2012 per la famiglia reale del Qatar. Che lo ha fatto allestire internamente con ogni comfort, da un prestigioso studio di architettura francese. Per renderlo adatto agli standard presidenziali americani occorrerebbero poche modifiche, che peraltro sarebbero già in corso nella base dell’aeronautica di San Antonio, in Texas. Ma secondo i Dem l’operazione sarebbe non solo contraria allo spirito dell’America First sbandierato da The Donald, ma persino incostituzionale. In base all’articolo I sezione 9 della Carta, infatti, nessun funzionario statunitense può accettare “alcun regalo, emolumento, carica o titolo, di qualsiasi tipo, da qualsiasi re, principe o stato estero” senza l’approvazione del Congresso. La norma, prevista nel 1787, negli anni è stata più volte aggirata.

E anche ora Trump vorrebbe seguire le stesse strategie del passato. Come l’idea di utilizzare l’aereo temporaneamente, in attesa degli Air Force One “ufficiali” di Boeing, per poi catalogare il “dono” e conservarlo negli archivi nazionali. Nello specifico, gli uffici legali stanno pensando alla Fondazione della Biblioteca Presidenziale Trump. L’organizzazione no-profit che, in base alla tradizione americana, ciascun ex presidente crea per conservare documenti, cimeli e materiale vario della propria Amministrazione. A riprova del fatto che non sarebbe un dono personale, la portavoce della White House, Karoline Leavitt, ha parlato di “massima trasparenza”.

Ma resta un dubbio di natura etica. È giusto accettare un regalo tanto costoso, e per di più da un Paese come quello mediorientale in questione? Uno Stato già designato al rango di alleato della NATO, al pari di Giappone e Corea del Sud, per esempio, che cerca di affermarsi come interlocutore privilegiato nell’area, magari scalzando il posto all’Arabia Saudita. Un mediatore nella crisi tra Israele e Hamas, ma in cui sono anche di stanza circa 10mila soldati americani nella base aerea di Al Udeid. La più grande degli Usa in Medio Oriente.

Come se non bastasse, il dono arriva a pochi giorni da un accordo commerciale da 5,5 miliardi di dollari. Siglato dalla Trump Organization per la realizzazione di un resort di golf di lusso insieme alla Qatari Diar, società immobiliare sostenuta dal fondo sovrano dello stesso Qatar. La commistione pubblico-privato, del resto, non riguarda solo i palazzi della politica. Tra i cittadini in molti sottolineano come non ci sia da sorprendersi.

«Basta vedere quali programmi ha in mente Trump per Gaza. Lui è un uomo d’affari e pensa agli affari. Inutile cercare altre motivazioni nelle sue azioni», osserva Jodie, moglie di un manager che preferisce rimanere anonimo, ma che guida una delle più importanti aziende di produzione di materiale bellico europeo, con sedi anche negli Usa. «Stupisce, piuttosto, che nessuno del suo partito intervenga. Questi primi 100 giorni di nuova Amministrazione sono i più intensi di sempre, credo che i prossimi 4 anni saranno molto lunghi», aggiunge.

Intanto l’Europa osserva e si ritrova a pensarsi piccola, anche da questo punto di vista. In Italia, ad esempio, il codice di condotta dei parlamentari prevede il divieto di accettare doni del valore superiore a 250 euro. In Francia le donazioni private sono vietate in diversi casi, come quando superano i mille euro di valore o provengono dall’estero. E in ogni caso sono soggette alla valutazione di un apposito organo, il deontologo. Limiti alle regalie da privati sono previste anche in Germania e Regno Unito, ma è pur vero che i singoli politici americani non possono intascare omaggi di valore superiore a 50 dollari. Stride, quindi, che a farlo sia il Presidente a nome dell’America First di cui si erge paladino.

Di Eleonora Lorusso

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