Trump e l’era dell’odio
Nel corso di una incontro con la stampa alla Casa Bianca, il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha apostrofato una giornalista come “odiosa“

Trump e l’era dell’odio
Nel corso di una incontro con la stampa alla Casa Bianca, il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha apostrofato una giornalista come “odiosa“
Trump e l’era dell’odio
Nel corso di una incontro con la stampa alla Casa Bianca, il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha apostrofato una giornalista come “odiosa“
In questi giorni folli, accadono episodi all’apparenza minuti che rischiamo di farci scivolare addosso. Pur distratti da fatti e circostanze impensabili sino all’altro ieri, in questa corsa verso l’abisso della civile convivenza democratica, non possiamo permettercelo.
Nel corso di una incontro con la stampa alla Casa Bianca, il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha apostrofato una giornalista come “odiosa“, rifiutandosi ripetutamente di rispondere a una sua domanda. Neppure troppo pungente o ostile. Di sicuro non a suo favore e non intrisa di deferenza, ma comunque una domanda.
Il problema non era cosa venisse chiesto al Presidente, ma la persona, meritevole di essere bollata come “odiosa“, in un evento pubblico nel cuore del potere della più grande democrazia della terra.
Abbiamo parlato tanto dell’allontanamento di Jimmy Kimmell, colpevole di satira nei confronti di Donald Trump, ma Kimmel è una persona famosa a livello planetario. Ha dalla sua il gotha del giornalismo e dell’entertainment statunitense, per tacere dei politici avversari di Trump.
Quell’oscura giornalista chi la difende? Nessuno si è alzato e se n’è andato dall’incontro, magari per solidarietà, anche solo per sottolineare l’esagerazione, la maleducazione di quella risposta. Scomposta e fuori luogo, ma ormai non più sorprendente. Ci stiamo abituando alla tracotanza, alla distorsione della realtà, alla mancanza di rispetto, al rifiuto dell’empatia e tutto questo è sbagliato e pericoloso. Comunque la si pensi.
Perché oggi tocca all’uno, domani all’altro, fino a quando non riconosceremo più il diritto di parola e di pensiero a chi la pensa in modo diverso da noi.
Il che ci spingerebbe tutti in un incubo in cui accapigliarsi su chi abbia cominciato sarebbe del tutto superfluo.
di Fulvio Giuliani
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- Tag: esteri
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