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Trump, Kennedy e l’ansia insana

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Ammetto di essere particolarmente colpito dalla decisione di Trump di dare il proprio nome, per il momento aggiungere, al Kennedy Center di Washington.

Trump, Kennedy e l’ansia insana

Ammetto di essere particolarmente colpito dalla decisione di Trump di dare il proprio nome, per il momento aggiungere, al Kennedy Center di Washington.

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Trump, Kennedy e l’ansia insana

Ammetto di essere particolarmente colpito dalla decisione di Trump di dare il proprio nome, per il momento aggiungere, al Kennedy Center di Washington.

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Ammetto di essere particolarmente colpito – fra le tante trovate apparentemente inconcepibili – dalla decisione di Donald Trump di dare il proprio nome, per il momento aggiungere ma non escludiamo nulla, al Kennedy Center di Washington.

Un’istituzione indissolubilmente legata (qualcuno avverta l’attuale inquilino della Casa Bianca) alla figura di John Fitzgerald Kennedy. Un mito, un’istituzione, un’idea di Stati Uniti d’America che al di là delle leggende, delle esagerazioni, dei film e di tutto quello che volete resta un punto di riferimento indiscutibile. Di valore in particolare – lo ripetiamo – per l’idea di America che per decenni ha influenzato l’intero mondo. Pensare di accostare il proprio nome a quello di Jfk è una trovata talmente ridicola, spropositata, insensata da apparire quasi tenera.

Non è megalomania, non è necessario essere di sicuro degli psicologi e neanche dei fini pensatori per scorgere un’angosciante bisogno di approvazione. È una cosa da scuole medie, quando pur di entrare nel gruppo faresti qualsiasi cosa. Sceglieresti qualsiasi vestito, anche il più improbabile e da te detestato, pur di essere ammesso nel circolo che conta.

Donald Trump fa così con i presidenti, insultando i suoi predecessori, sminuendoli e quando non può – come del caso di uno dei più amati e iconici di sempre – cercando goffamente di affiancarsi.
Una sceneggiata, non certo la più grave di questi mesi pazzeschi, ma qualcosa di cui un giorno forse sorrideremo amaramente o considereremo un alito di follia.

Di sicuro, qualcosa che denuncia un problema ben più grave di un nome aggiunto su una parete. Anche perché quest’ultimo lo potrai togliere abbastanza in fretta, ma certi danni rischiano di essere permanenti

di Fulvio Giuliani

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