Skip to main content
Scarica e leggi gratis su app

Ucraina, divergenze solo di forma: europei compatti sulla pace

|

Andiamoci piano nel parlare di divisioni fra i principali alleati europei, da una parte Francia, Germania e Regno Unito, dall’altra l’Italia, sulle modalità di intervento per garantire la sicurezza in Ucraina

Ucraina

Ucraina, divergenze solo di forma: europei compatti sulla pace

Andiamoci piano nel parlare di divisioni fra i principali alleati europei, da una parte Francia, Germania e Regno Unito, dall’altra l’Italia, sulle modalità di intervento per garantire la sicurezza in Ucraina

|

Ucraina, divergenze solo di forma: europei compatti sulla pace

Andiamoci piano nel parlare di divisioni fra i principali alleati europei, da una parte Francia, Germania e Regno Unito, dall’altra l’Italia, sulle modalità di intervento per garantire la sicurezza in Ucraina

|

Andiamoci piano nel parlare di divisioni fra i principali alleati europei, da una parte Francia, Germania e Regno Unito, dall’altra l’Italia, sulle modalità di intervento per garantire la sicurezza in Ucraina, sulla via di una pace che appare ancora lontana da venire. Attualmente le posizioni sull’invio di truppe a garanzia di Kiev e della sua sovranità (una volta raggiunto un accordo fra il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e quello russo Vladimir Putin) sembrerebbero divergere sul tema del se mandare o no i militari. 

A questo proposito meritano di esser sottolineati alcuni punti per mettere in luce che queste divergenze alla fine non ci sono o sono irrilevanti. Primo punto: parlare ora di soldati di Paesi europei da inviare in Ucraina è assolutamente prematuro. I negoziati sono ancora embrionali e finché non verrà trovato un minimo denominatore fra Kiev e Mosca tutti gli scenari riguardo agli scarponi europei sul terreno sono fanta-geopolitica. 

Secondo: l’unica differenza che pare esserci oggi riguarda la proposta italiana di trovare una formula simile all’articolo 5 della Nato, come meccanismo di sicurezza per Kiev da future aggressioni russe anziché mandare dei militari europei. L’articolo 5 del Trattato della Nato è stato ed è il cuore della difesa delle libertà dei Paesi che ne fanno parte. Esso infatti dice che «le Parti convengono che un attacco armato contro una o più di esse in Europa o nel Nord America sarà considerato un attacco contro tutte loro e di conseguenza concordano che, se tale attacco armato si verifica, ciascuna di esse, nell’esercizio del diritto di autodifesa individuale o collettiva riconosciuto dall’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite, assisterà la Parte o le Parti così attaccate intraprendendo immediatamente, individualmente e di concerto con le altre Parti, qualsiasi azione che ritenga necessaria, compreso l’uso della forza armata, per ripristinare e mantenere la sicurezza dell’area del Nord Atlantico. Ogni attacco armato di questo tipo e tutte le misure adottate in conseguenza di esso dovranno essere immediatamente segnalati al Consiglio di Sicurezza. Tali misure cesseranno quando il Consiglio di Sicurezza avrà adottato le misure necessarie per ristabilire e mantenere la pace e la sicurezza internazionale». Basta leggere questo articolo per rendersi conto dunque che pure la soluzione proposta dall’Italia, nell’ottica di difesa dell’Ucraina, ci sta perché alla fine, in caso di un’aggressione, prevederebbe intervento e sostegno militare per Kiev

E qui si innesca, necessariamente, un terzo punto: gli scarponi militari europei su cui si sta ragionando in Ucraina sarebbero scarponi per garantire la pace. Ovvero un contingente a tutela degli equilibri concordati, una volta che la pace fosse raggiunta. 

Altro punto, che ben spiega come le posizioni dei Paesi europei siano alla fine concordi, riguarda il fatto che nessuno – né la Francia, né il Regno Unito, né la Germania, né tantomeno l’Italia – sta proponendo di partecipare a questo conflitto bensì si sta valutando come evitare che, una volta cessato, se ne inneschi un altro per le smanie di grandezza russe.

Infine c’è un quinto punto che merita un ragionamento e riguarda il coordinamento dei militari dei diversi Paesi europei, un coordinamento che è già in atto e che aggiunge un’ulteriore conferma all’unità di intenti che accomuna Berlino, Londra, Parigi e Roma. Il capo di Stato maggiore americano, il generale Dan Caine, si è già incontrato a Washington con i capi militari europei per discutere della situazione in Ucraina e – stando a quanto riferito da un responsabile del Pentagono (che preferisce restare anonimo) all’agenzia di stampa “Afp” – i partecipanti avrebbero discusso delle «migliori opzioni per un possibile accordo di pace in Ucraina». Segno più che evidente che la sinergia dei Volenterosi + l’Italia non è soltanto politica ma anche militare.

di Massimiliano Lenzi

La Ragione è anche su WhatsApp. Entra nel nostro canale per non perderti nulla!

Leggi anche

21 Agosto 2025
Israele ha annunciato di aver avviato la prima fase dell’occupazione di Gaza City, considerata “ro…
21 Agosto 2025
Donald Trump apre un altro fronte della sua guerra culturale per imporre la sua visione della stor…
20 Agosto 2025
Regno Unito: Reform Britain, formato dai dissidenti di Nigel Farage, è un partito in crescita nei…
20 Agosto 2025
Procederebbe con cautela, frenerebbe, senza fare troppo rumore, Elon Musk sul progetto di fondare…

Iscriviti alla newsletter de
La Ragione

Il meglio della settimana, scelto dalla redazione: articoli, video e podcast per rimanere sempre informato.

    LEGGI GRATIS La Ragione

    GUARDA i nostri video

    ASCOLTA i nostri podcast

    REGISTRATI / ACCEDI