Un amore che ha vinto contro la dittatura
| Esteri
La storia di Joo Kyung e Jang Hyeok, due adolescenti nordcoreani che s’innamorano sotto il regime di Kim-Jong-Un. Scappano e riescono a coronare il loro sogno

Un amore che ha vinto contro la dittatura
La storia di Joo Kyung e Jang Hyeok, due adolescenti nordcoreani che s’innamorano sotto il regime di Kim-Jong-Un. Scappano e riescono a coronare il loro sogno
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Un amore che ha vinto contro la dittatura
La storia di Joo Kyung e Jang Hyeok, due adolescenti nordcoreani che s’innamorano sotto il regime di Kim-Jong-Un. Scappano e riescono a coronare il loro sogno
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AUTORE: Annalisa Grandi
Non c’è forza più dirompente dell’amore. Anche se nasce sotto una dittatura. Ed è per questo che sembra una favola la storia di Joo Kyung e Jang Hyeok, due adolescenti nordcoreani che s’innamorano sotto il regime di Kim Jong-Un.
Un amore fatto di appuntamenti di nascosto e baci rubati, sullo sfondo il sogno di una vita libera. Scappare dalla dittatura. Lì la chiamano “defezione”. La famiglia di lei ci prova, per anni. Il padre muore. Joo Kyung, la sorella e la madre alla fine ce la fanno e arrivano a Seoul. È lì che lei, in metropolitana, sembra ritrovare il suo amore perduto. Lui che è rimasto in Corea del Nord, lui che non sa neanche che lei è fuggita. Non è lui, ma quell’incontro fortuito le dà il coraggio di provare a rintracciarlo. Di chiedergli di raggiungerla. Lui alla fine prende coraggio e parte. Resterà per sei mesi in un campo per rifugiati in Corea del Sud, perché nel frattempo è arrivato anche il Covid. Ma alla fine ce la fa.
Molti anni dopo il loro primo incontro, i due si sono finalmente sposati nel 2022. Dopo aver rischiato la vita ed essere scappati dal loro Paese per poter vivere il loro amore ‘normale’. A scoprire la loro storia e decidere di raccontarla è stato un reporter del “Financial Times”.
Una vicenda che non farebbe scalpore, se non fosse che per viverla due ragazzi hanno rischiato tutto quello che avevano. E che fa riflettere su quanto la libertà qui consideriamo assodate altrove debbano essere ancora a fatica conquistate.
Di Annalisa Grandi
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