Un eroe della libertà
No, non era nato per essere un eroe Alexey Navalny eppure ha avuto la forza e il coraggio di esserlo e va trattato come tale
Un eroe della libertà
No, non era nato per essere un eroe Alexey Navalny eppure ha avuto la forza e il coraggio di esserlo e va trattato come tale
Un eroe della libertà
No, non era nato per essere un eroe Alexey Navalny eppure ha avuto la forza e il coraggio di esserlo e va trattato come tale
No, non era nato per essere un eroe Alexey Navalny eppure ha avuto la forza e il coraggio di esserlo e va trattato come tale
No, non era nato per essere un eroe Alexey Navalny eppure ha avuto la forza e il coraggio di esserlo e va trattato come tale. Le contraddizioni sono parte stessa dell’essere umano e certamente non faceva eccezione “il più grande oppositore di Putin“, morto poche ore fa in circostanze che definire misteriose e sospette è poco.
Per anni aspirante nemesi del dittatore russo Vladimir Putin, non ci fosse stato quest’ultimo magari sarebbe stato considerato in Occidente un uomo da osservare con estrema attenzione. Persino con la diffidenza che si riserva a chi il potere se lo conquista partendo da immense ricchezze, ma la sua stessa stessa vita sacrificata sull’altare della lotta allo zar lo fa assurgere a una dimensione che forse lui stesso non avrebbe mai immaginato all’inizio della parabola pubblica e politica.
Faceva paura a Putin che infatti ha prima cercato in tutti i modi di zittirlo, umiliarlo, cancellarlo, per poi non accontentarsi di pesantissime e allucinanti condanne basate sul nulla arrivando a seppellirlo vivo e in un luogo dimenticato da Dio e dagli uomini. Sino a una fine che era scritta da tempo. Una storia orribile, in linea con il cinismo senza confini di un uomo ossessionato, prigioniero dei suoi incubi e di una volontà di potenza che lo sta trasformando giorno dopo il giorno in un’orrida caricatura dei peggiori dittatori.
Navalny aveva coraggio, ne aveva da vendere, perché non solo non ha mai arretrato, ma con il passare del tempo ha accentuato il suo profilo di “grande oppositore”. Incurante di ciò che chiunque sapeva perfettamente essere la fine scritta della sua vita. Una scelta che all’inizio sarà stata dettata anche da legittime aspirazioni personali, da un’idea di ricchezza da trasformare in altro, secondo una parabola che nessuno ha avuto il coraggio di percorrere fino in fondo. Nessuno ancora in vita, almeno.
Poi, le caratteristiche stesse della dittatura putiniana hanno spinto progressivamente oltre. Sempre più in pericolo, sempre più marginalizzato e impotente nonostante la fama e i soldi. Dritti al tragico epilogo.
E allora restano solo le scelte che ci definiscono e che definiscono quest’uomo come un eroe della libertà. Non un uomo perfetto, ma un uomo che lascia un’eredità ideale enorme a chi crede che sia sempre preferibile restare se stessi e non rinnegare le proprie idee, pur mettendo in gioco tutto ciò che si ha.
Destino di pochissimi e per pochissimi, che vanno ricordati per dare la forza a chi resta di non arrendersi all’idea che la paura, la mediocrità e la violenza siano destinate a prevalere. Anche dove la democrazia non è stata quasi mai vista.
di Fulvio Giuliani
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