Una notte di stelle cadenti mortali
Missili sul Gush Dan israeliano, plutonio a Natanz in Iran

Una notte di stelle cadenti mortali
Missili sul Gush Dan israeliano, plutonio a Natanz in Iran
Una notte di stelle cadenti mortali
Missili sul Gush Dan israeliano, plutonio a Natanz in Iran
È stata una nottata di ‘stelle cadenti’ mortali per gli abitanti d’Israele e dell’Iran, mentre si passava tra il primo e il secondo giorno della nuova guerra regionale che coinvolge queste due nazioni. I cieli sopra Tel Aviv e Gerusalemme si sono illuminati con le effimere esplosioni delle intercettazioni stratosferiche, quando i sistemi Arrow e Fionda di Davide hanno bloccato la prima risposta rilevante di Teheran. I vettori balistici iraniani lanciati, circa 150, sono stati in larghissima parte bloccati nel punto più alto della loro parabola d’attacco con delle esplosioni sorde simili a fuochi d’artificio.
Non tutti gli ordigni iraniani possono essere però intercettati dai sistemi israelo-statunitensi, specialmente perché sono indirizzati verso il Gush Dan. Il “blocco della tribù di Dan” è il nome autoctono della parte più densamente abitata d’Israele, dove più di quattro milioni di abitanti condividono appena mille e cinquecento chilometri quadrati. In aree meno dense le difese antiaeree possono contare su poter ‘lasciar passare’ alcuni missili che – per errore di intelligence, umano o tecnico – andranno a colpire aree disabitate. Nel Gush Dan questo è altamente improbabile e nello stress di dover intercettare ogni attacco è inevitabile che qualcosa su centocinquanta tentativi ‘buchi’ le difese.
Il conto attuale delle vittime israeliane mentre scriviamo è quindi di quattro morti e settanta feriti, con dei quartieri – come lo Ragat Ran di Tel Aviv – particolarmente devastato dalla salva nemica. L’arrivo di un missile balistico è molto simile a quello di una velocissima cometa, una volta evitati gli intercettori: non lascia scampo a persone e cose e la devastazione che emerge dalle foto diffuse dai soccorritori lo dimostra. In una di queste, una soccorritrice israeliana custodisce in braccio un neonato che è stato estratto dalle macerie del palazzo in cui abitava la sua famiglia. Non mancano le vittime innocenti neanche negli attacchi israeliani delle prime ondate, ma vi è una evidente differenza nella precisione dell’iniziativa bellica delle due nazioni.
Israele ha infatti potuto contare su una rete di agenti infiltrati che ha addirittura segnalato gli obiettivi sul posto, quando non ha direttamente lanciato attacchi droni dallo stesso suolo iraniano (a quanto pare nella notte è stato eseguita anche una ennesima eliminazione mirata nella Capitale dell’Iran grazie a un piccolo aeromobile a pilotaggio remoto del Mossad). Il regime degli ayatollah ha invece attaccato da grande distanza presumibilmente gli obiettivi militari sensibili israeliani che si trovano anche nella densa zona del Gush Dan, apparendo – sia nella retorica sia negli effetti pratici – meno preoccupati per le possibili vittime civili.
Il governo di Benjamin Netanyahu ha quindi deciso di rispondere a questa prassi bellica iraniana con la minaccia di iniziare presto a colpire le raffinerie del nemico, unica fonte di reddito per un regime che ha dimostrato già un grande numero di disfunzionalità economiche, politiche e militari. Un’eventualità che non si è ancora materializzata, mentre però sono continuate le ondate di attacchi su obiettivi militari e nucleari iraniani. Molto colpita soprattutto l’aviazione persiana, con gli hangar della base aerea Mehrabad della capitale Teheran colpiti e incendiati dagli israeliani. Vi è poi il grave allarme della IAEA, l’Agenzia internazionale per l’energia atomica, riguardo una «una contaminazione Alpha» nel sito nucleare iraniano di Natanza in seguito agli attacchi israeliani.
Tale tipo di contaminazione potrebbe provenire da delle scorte di plutonio, cioè uranio arricchito a livello militare, che però l’Iran non dovrebbe possedere. Se confermata si tratterebbe di una vera e propria pistola fumante sullo stato avanzatissimo del progetto nucleare degli ayatollah, giustificando la guerra preventiva che Israele ha lanciato contro di loro al fallimento delle trattative guidate dagli Stati Uniti.
Di Camillo Bosco
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