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Uomini e destini davanti alla Storia
Possiamo meravigliarci, indignarci, essere soddisfatti o inorriditi. Esultare o deprimerci. Possiamo fare quello che ci pare, ma la Storia non è un gioco e non perdona. “Uomini deboli, destini deboli. Uomini forti, destini forti“. Alla fine è tutto qui.
Uomini e destini davanti alla Storia
Possiamo meravigliarci, indignarci, essere soddisfatti o inorriditi. Esultare o deprimerci. Possiamo fare quello che ci pare, ma la Storia non è un gioco e non perdona. “Uomini deboli, destini deboli. Uomini forti, destini forti“. Alla fine è tutto qui.
Uomini e destini davanti alla Storia
Possiamo meravigliarci, indignarci, essere soddisfatti o inorriditi. Esultare o deprimerci. Possiamo fare quello che ci pare, ma la Storia non è un gioco e non perdona. “Uomini deboli, destini deboli. Uomini forti, destini forti“. Alla fine è tutto qui.
Possiamo meravigliarci, indignarci, essere soddisfatti o inorriditi. Esultare o deprimerci. Possiamo fare quello che ci pare, ma la Storia non è un gioco e non perdona. “Uomini deboli, destini deboli. Uomini forti, destini forti“. Alla fine è tutto qui.
Il filosofo di riferimento di chi scrive, il commissario tecnico della Nazionale italiana di calcio Luciano Spalletti, ama ripetere: “Uomini deboli, destini deboli. Uomini forti, destini forti“. Alla fine è tutto qui.
Possiamo meravigliarci, indignarci, essere soddisfatti o inorriditi. Esultare o deprimerci. Possiamo fare quello che ci pare, ma la Storia non è un gioco e non perdona. Da appassionati sin da ragazzini del periodo che portò alla seconda guerra mondiale, mai e poi mai avremmo pensato che lo studio di quell’era e della guerra al nazifascismo sarebbe tornata ad avere valore di assoluta attualità.
Oggi, invece, è opportuno chiedersi cosa sarebbe successo se alla Casa Bianca nel 1939-1941 non ci fosse stato Franklin Delano Roosevelt ma un Donald Trump. Varrà la pena rileggere il romanzo “Il Complotto contro l’America” di Philip Roth, in cui si immagina proprio la scalata alla Casa Bianca dell’aviatore Charles Lindbergh. E dei fascisti americani.
Cosa sarebbe successo se nel 1939-1940 in Gran Bretagna non ci fosse stato Winston Churchill e al Numero 10 di Downing Street fosse rimasto Neville Chamberlain? Uomini deboli, uomini forti.
Chi passerà alla storia oggi e soprattutto come? In quest’era digitale, che si crede così informata, scaltra e furba, in realtà siamo tutti alle prese con uno spaventoso effetto-gregge. Dominato dalle tempeste social e dagli algoritmi. Confonderemo gli uomini forti (o le donne, ovviamente) con i muscolari e quelli dalla faccia e la parola feroci o sapremo ricordare chi siano stati gli uomini davvero forti – nelle idee e nella capacità di realizzarle – davanti al tribunale della Storia?
Oggi in tanti, sulla scia di Trump, si divertono a bullizzare il Presidente ucraino Volodymir Zelensky. Forse vale la pena sottolineare che proprio Zelensky – il comico mediocre e dittatore, secondo il nuovo capo della Casa Bianca – il suo posto nella storia se l’è già assicurato. Un eroe tragico, proiettato dal caso, dalla violenza, dal disprezzo delle leggi morali e degli uomini in un ruolo di dolente e straordinario lottatore. La Storia saprà giudicare e siamo certi che sarà gentile e riconoscente nei suoi confronti. Molto meno con chi è pronto a vendersi l’anima.
E questo vale anche nella parrocchietta dell’opposizione italiana, perché non esiste democrazia senza stimolo dell’opposizione. Se è molto facile sottolineare i prudenti silenzi di Palazzo Chigi o le incongruenze nella maggioranza alle prese con le storiche simpatie leghiste per Putin, il tentativo di riscrittura della storia (appunto) da parte del leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte – l’indimenticato Giuseppi di Trump – è qualcosa di sbalorditivo quanto a faccia tosta. La leader Dem Elly Schlein riuscirà a dire qualcosa o affogherà nell’eterno nulla delle sue posizioni radical chic?
Uomini (e donne) deboli, destini deboli. Uomini forti, destini forti.
Di Fulvio Giuliani
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