È buona abitudine di una guerra fredda che si rispetti che esista un telefono rosso, una linea diretta sulla quale i duellanti possano chiamarsi, non come due innamorati ma come due potenti che si citofonano di accordi possibili e realistici. Crollata l’Unione Sovietica questa via diplomatica del telefono rosso sembra esser tramontata. Le ragioni son le più svariate: il pianeta è diventato multilaterale, non esiste più il bipolarismo delle superpotenze e via discorrendo.
Considerazioni storiche a loro modo vere, se non fosse per il fatto che la Cina esiste e che – sia o meno il nuovo cattivo – rappresenta una nazione con cui fare i conti. Per questo ci conforta la notizia rilanciata in queste ore dall’agenzia Bloomberg: i presidenti di Usa e Cina, Joe Biden e Xi Jinping, terranno un vertice virtuale la prossima settimana, anche se non è ancora stata fissata una data specifica. Si erano ripromessi di vedersi entro la fine dell’anno. Di controversie sul tavolo ce ne son parecchie: la tecnologia, il commercio, Taiwan, i diritti umani.
Si tratta di capire quanto si possa dialogare. La vice-portavoce della Casa Bianca, Karine Jean-Pierre, a proposito del vertice virtuale tra Biden e Xi Jinping, ha detto: «Fa parte dei nostri sforzi in corso per gestire responsabilmente la concorrenza tra i nostri Paesi». Della serie: intanto vediamoci, quanto ai risultati si vedrà. L’importante è non mandarsi a quel paese. Prima regola, non scritta, delle diplomazie in tempi di tensioni. Fredde ma pure virtuali.
di Aldo Smilzo
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