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Convention dem Chicago

Yes, she can. Forse

L’impareggiabile carisma della coppia Barack e Michelle Obama, nella convention dem di Chicago. Kamala dovrà dimostrare di essere molto più di una soluzione d’emergenza

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Yes, she can. Forse

L’impareggiabile carisma della coppia Barack e Michelle Obama, nella convention dem di Chicago. Kamala dovrà dimostrare di essere molto più di una soluzione d’emergenza

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Yes, she can. Forse

L’impareggiabile carisma della coppia Barack e Michelle Obama, nella convention dem di Chicago. Kamala dovrà dimostrare di essere molto più di una soluzione d’emergenza

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L’impareggiabile carisma della coppia Barack e Michelle Obama, nella convention dem di Chicago. Kamala dovrà dimostrare di essere molto più di una soluzione d’emergenza

Davanti allo spettacolo della coppia Barack e Michelle Obama alla convention democratica di Chicago, che ha incoronato Kamala Harris candidata alla presidenza degli Stati Uniti d’America, si resta a un tempo colpiti dalla forza di quell’uragano politico che fu Obama e dalla sensazione che i dem finiscano per cercare più o meno sempre il proprio futuro dietro le spalle.

Affidarsi al magnetismo della ex coppia presidenziale ha una sua logica politica ed è la garanzia più forte di compattare le truppe in vista della cruciale sfida a Donald Trump. Il carisma non si inventa e non si trova al mercato, questo è noto, e la coppia è semplicemente impareggiabile. Resta il dubbio se questa necessità di investitura e sostegno alla lunga non finisca per ridurre la carica e la forza della candidata alla presidenza.

Kamala dovrà dimostrare di essere molto più di una soluzione d’emergenza, già dalla prossima notte nel discorso più importante della sua vita. Non un candidato per procura, per esprimersi con una certa brutalità, necessaria davanti allo spettacolo di Chicago. Perché gli Obama sono ancora gli Obama e Kamala Harris non è ancora fino in fondo Kamala Harris.

Una valutazione a parte la merita il paragone fra gli stessi Barack e Michelle: l’ex presidente – ormai palesemente penalizzato da un look ingrigito che rende stridente il contrasto con le immagini “mitiche“ della lontana e formidabile campagna elettorale del 2008 – è sempre un grande oratore e un catalizzatore di entusiasmi democratici come pochi, ma finisce quasi inevitabilmente per ripercorrere slogan, immagini ed artifici retorici dei tempi d’oro.

In qualche misura sa che il pubblico vuole vedere Barack che recita Obama e lo accontenta, cedendo al contempo sempre più spazio e più palcoscenico alla moglie Michelle. Ottima oratrice anche lei, ma è la scelta dei temi, il dominio della platea e l’energia a far capire perché per tanti repubblicani fosse l’incubo numero uno. Per ora ha tenuto fede alle sue parole e non ha mai dato la reale sensazione di voler correre per la presidenza, ma resta oggettivamente una risorsa sempre più credibile e soprattutto sempre più indipendente dal marito.

Gli Obama, insomma, si confermano un brand fenomenale, ma Barack prepara il suo futuro da gran tessitore e (per dirla più elegantemente) padre nobile. Michelle infiamma il partito e Kamala dovrà dimostrare subito di poter essere almeno suo pari.

Di Fulvio Giuliani

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