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Zelensky-Putin, minimi spiragli da sfruttare. Il rebus Trump

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Zelensky- Putin. Non è il momento delle facili illusioni, ma è un fatto che qualcosa si stia muovendo negli ultimi giorni

Zelensky-Putin, minimi spiragli da sfruttare. Il rebus Trump

Zelensky- Putin. Non è il momento delle facili illusioni, ma è un fatto che qualcosa si stia muovendo negli ultimi giorni

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Zelensky-Putin, minimi spiragli da sfruttare. Il rebus Trump

Zelensky- Putin. Non è il momento delle facili illusioni, ma è un fatto che qualcosa si stia muovendo negli ultimi giorni

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Siamo lontani, ancora lontani ma è giusto archiviare la domenica con un lampo di soddisfazione, dopo aver letto il tweet del presidente ucraino Volodymyr Zelensky in cui ha scritto nero su bianco di “aspettare Putin giovedì in Turchia”, per un faccia a faccia diretto fra i leader dei due Paesi in guerra da oltre tre anni.

Ripetiamo, non è il momento delle facili illusioni, non ci riteniamo degli ingenui pronti a bersi qualsiasi comoda narrazione, ma è un fatto che qualcosa si stia muovendo negli ultimi giorni.
E, nonostante tutto quello che si possa pensare e la solita propaganda di un certo tipo così forte anche dalle nostre parti, qualcosa potrebbe essere cambiato proprio a Mosca.

La parata sulla Piazza Rossa per l’ 80º anniversario della vittoria nella seconda guerra mondiale è stata molto meno enfatica di quanto fosse lecito attendersi. Vladimir Putin si è tenuto insospettabilmente entro certi limiti anche di carattere retorico e ha – se non abbassato – almeno moderato i toni, lasciando intravedere gli spiragli che poi nella giornata di ieri sono andati concretizzandosi.

Tutto ancora può abbondantemente saltare, perché di tempo fra oggi e giovedì ce n’è sin troppo e resta il grande dubbio sull’elemento fondamentale: il cessate il fuoco.
La Russia ha fatto capire che potrebbe cominciare a parlare anche senza dichiararlo, mentre per Zelensky resta fondamentale.

Tema su cui regna sovrana la confusione anche alla Casa Bianca: Donald Trump ieri si è lanciato nei suoi consueti tweet, in cui ha esortato l’Ucraina ad accettare il faccia a faccia e basta,
mentre il suo inviato per le trattative, Kellogg, andava ripetendo che prima dovrà entrare in vigore un cessate il fuoco e poi si potrà dare spazio alla diplomazia.
Insomma, mica facile raccapezzarsi.

C’è un filo di speranza, c’è soprattutto una disponibilità a vedersi faccia a faccia di Zelensky e Putin, divisi solo da un tavolo offerto dal leader turco Erdoğan.
In tutta franchezza a noi sembra già moltissimo, visto dove si era solo poche settimane fa. Queste, però, sono anche le ore più delicate, quelle in cui qualsiasi errore può far saltare tutto e riportare indietro le lancette della trattativa a momenti disperati.

È di sicuro il momento della buona volontà e di qualche gesto distensivo e il momento del silenzio o del parlare solo per dire qualcosa di sensato. A tutte le latitudini.

Di Fulvio Giuliani

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