Skip to main content
Scarica e leggi gratis su app

Zero a zero tra Trump e Ue: servirà uno spareggio

|

Finisce “zero a zero” l’incontro tra Trump e Meloni alla Casa Bianca. Ma non nel senso di cancellazione dei dazi reciproci, come auspicato dalla premier: tra Ue e Usa servirà uno spareggio

zero-a-zero

Zero a zero tra Trump e Ue: servirà uno spareggio

Finisce “zero a zero” l’incontro tra Trump e Meloni alla Casa Bianca. Ma non nel senso di cancellazione dei dazi reciproci, come auspicato dalla premier: tra Ue e Usa servirà uno spareggio

|

Zero a zero tra Trump e Ue: servirà uno spareggio

Finisce “zero a zero” l’incontro tra Trump e Meloni alla Casa Bianca. Ma non nel senso di cancellazione dei dazi reciproci, come auspicato dalla premier: tra Ue e Usa servirà uno spareggio

|

Ieri a Washington era una giornata serena, non pioveva e l’aria era fresca. Per il resto non tirava una bella aria. L’incontro alla Casa Bianca s’è svolto con le due parti che hanno avuto cura di lasciar trasparire cordialità e apprezzamento. E non è poco, vista la condizione.

Sono state chiare tre cose. Primo: quel che il governo italiano chiedeva non era di negoziare direttamente ma che si aprisse un negoziato con l’Unione Europea. Secondo: la spesa nazionale in ambito Nato sarà aumentata, secondo gli impegni presi e oltre. Terzo: compreremo più gas americano. Sul primo punto il consenso da parte americana era scontato, perché è stato proprio Trump a riconoscere per tempo che l’interlocutore è la Commissione europea e non i governi nazionali. Sul secondo gli ospiti sono stati generosi nel riconoscere che la spesa italiana ha già raggiunto il 2% del Pil. E puntigliosi nel sottolineare che serve di più.

Intanto non c’è fonte economica che non si impegni a prevedere un rallentamento della crescita globale grazie alla lungimirante politica dei dazi. Baldanzosamente sostenuta dalla Casa Bianca, quotidianamente rilanciata, sospesa, ribadita ed esagerata. Più variabile del meteo ma in un annuncio di burrasca che, da settimane, semina incertezza e sposta il dibattito globale sulla guerra commerciale. Che si spera non sia una guerra, ma come tale è stata impostata e come tale diffonde il virus dell’incertezza. Che già di suo è in grado di far fuori parte della crescita altrimenti possibile.

La Banca centrale europea ieri ha ribassato dello 0,25 il tasso di sconto. Il settimo ribasso consecutivo. Reso possibile da un’inflazione placata e ricondotta alla governabilità e reso necessario proprio dal rallentamento della crescita economica. Contemporaneamente la Banca centrale americana, la Federal Reserve, annunciava che non procederà al ribasso, tenendo il tasso di sconto oramai significativamente sopra quello europeo.

Eppure il dollaro continua a essere fiacco e il presidente della Fed Jerome Powell ha detto in modo chiaro quel che plotoni di economisti avevano già visto: l’uso dissennato dei dazi non soltanto farà crescere i prezzi – quindi l’inflazione – negli Stati Uniti, ma aumenterà la disoccupazione frenando la speranza di crescita. Un effetto opposto a quello declamato da Trump. Il quale ha pensato bene di reagire minacciando l’indipendenza della Fed e reclamando la rimozione di Powell. Tutti ingredienti che compongono il cocktail perfetto perché gli investitori in Borsa decidano di andare a bere altrove. Difatti le Borse hanno continuato il loro viaggio nella mestizia.

A rendere l’aria pesante contribuiscono oltretutto i fronti diplomatici. Sui quali la nuova guida americana s’era lanciata a passo di carica promettendo il mai visto e che, in effetti, non s’è visto. Anche lì: teste e lische, con improbabili mediatori a far la parte più del luccio che del navigato pescatore. Ed è sul tema Ucraina che le posizioni rimangono lontane, come si è visto anche ieri.

La stampa italiana ha provato a essere incoraggiante con la presidente del Consiglio, inventando un “primo capo di governo europeo da Trump”. Essendo la Francia ancora al suo posto se ne deduce che sarebbe la prima dopo l’annuncio dei tassi. Sicché anche la prima a non aver potuto cancellarli. Cosa, del resto, che nessuna mente ragionevole poteva pensare di chiederle. Si era partiti con la speranza di uno “zero a zero” inteso come cancellazione dei dazi reciproci (ma prima erano bassi e ci si campava bene), subito rigettata da Trump.

Si è ripiegato su uno “zero a zero” nel senso che non s’è concluso molto. Fra Usa e Ue si farà poi lo spareggio, possibilmente senza minacciarsi e senza darsi dei parassiti. A quel punto un accordo si troverà. Dopo di che Trump ha dichiarato che gli Usa sono stati «imbrogliati» da tutto il resto del mondo. Il che, a rigor di logica, significa che noi siamo degli imbroglioni, sebbene comporti anche che loro (e lui è già stato presidente) non siano proprio dei fulmini di guerra. Ma la logica non sempre è invitata.

Di Davide Giacalone

La Ragione è anche su WhatsApp. Entra nel nostro canale per non perderti nulla!

Leggi anche

Ucraina, la resistenza comincia da casa

09 Maggio 2025
In Ucraina contro i russi non c’è odio, quanto piuttosto un certo disprezzo

Dazi, firmato accordo Usa-Regno Unito. Trump: “Ora con l’Europa”. Starmer: “Giornata storica”

08 Maggio 2025
Usa e Regno Unito hanno firmato “un grande accordo” riguardante i dazi. Lo rendono noto Trump e …

Nsf, sospesi i finanziamenti alle ricerche

08 Maggio 2025
Il 30 aprile scorso i dipendenti della statunitense e pubblica National Science Foundation (Nsf)…

Diario da Kyiv: il lungo viaggio nella notte di un Paese in guerra

08 Maggio 2025
Diario da Kyiv: il lungo viaggio nella notte di un Paese in guerra. Tra storie, testimonianze ed…

Iscriviti alla newsletter de
La Ragione

Il meglio della settimana, scelto dalla redazione: articoli, video e podcast per rimanere sempre informato.

    LEGGI GRATIS La Ragione

    GUARDA i nostri video

    ASCOLTA i nostri podcast

    REGISTRATI / ACCEDI