Ammassare le truppe ai confini è pericoloso
L’esercito russo si starebbe muovendo verso i confini con l’Ucraina. Si parla di 100mila uomini. L’obiettivo di Mosca è dimostrare come l’Ucraina sia un Paese incapace di mantenere la stabilità. L’Europa, dal canto suo, non può non tener conto di queste continue tensioni sul suo fronte orientale

Ammassare le truppe ai confini è pericoloso
L’esercito russo si starebbe muovendo verso i confini con l’Ucraina. Si parla di 100mila uomini. L’obiettivo di Mosca è dimostrare come l’Ucraina sia un Paese incapace di mantenere la stabilità. L’Europa, dal canto suo, non può non tener conto di queste continue tensioni sul suo fronte orientale
Ammassare le truppe ai confini è pericoloso
L’esercito russo si starebbe muovendo verso i confini con l’Ucraina. Si parla di 100mila uomini. L’obiettivo di Mosca è dimostrare come l’Ucraina sia un Paese incapace di mantenere la stabilità. L’Europa, dal canto suo, non può non tener conto di queste continue tensioni sul suo fronte orientale
Il fronte orientale si sta scaldando. Se al confine tra la Bielorussia e la Polonia l’Unione europea deve fare i conti con la pressione dei migranti spinti dal regime di Minsk, un po’ più a Sud sta salendo, in maniera preoccupante, la tensione tra la Russia e l’Ucraina con il rischio che la situazione possa degenerare. Il governo ucraino teme una nuova offensiva a partire dalla regione (filo-russa) del Donbass, un’area da sempre strategica per l’economia e i transiti. A preoccupare il governo di Kiev sono i movimenti di truppe russe, si parla addirittura di centomila uomini, vicino al confine. Un attivismo che porta a temere una nuova incursione armata a sostegno dei separatisti filo-russi.
Ma davvero Putin potrebbe spingersi sino a una incursione in Ucraina? Le cancellerie europee, Berlino e Parigi in testa, sono preoccupate e nella sua telefonata del 15 novembre scorso con Putin il presidente francese Macron ha discusso anche di questo, sottolineando la necessità di salvaguardare l’integrità del territorio ucraino. Di certo, mentre tutte le telecamere dei media sono puntate sulla crisi migratoria al confine polacco, Mosca ha scelto di alzare la pressione sull’Ucraina. E delle due situazioni sul fronte orientale, la seconda è di certo la più temibile per un’eventuale escalation militare.
L’attivismo russo trova diverse spiegazioni politiche. Mentre gli Usa riconoscono la Cina come avversario globale e danno vita al vertice Biden-Xi Jinping, Mosca vuole rammentare all’Occidente la sua esistenza. Anche il recente abbattimento di un satellite russo con un proprio missile può essere considerato un promemoria al mondo della sua potenza. A questo si aggiunga senz’altro anche il fatto che, dopo il crollo dell’Urss, la Russia abbia vissuto come un’invasione del proprio spazio vitale l’allargamento a Est dell’Unione europea e dell’influenza occidentale.
Sul quotidiano francese “Le Figaro” la politologa Alexandra Goujon, autrice del libro “L’Ukraine: de l‘indépendance à la guerre”, ha spiegato che «l’obbiettivo della Russia è spaventare l’Ucraina, esercitando una minaccia permanente nella regione. Gli obiettivi di Vladimir Putin di annettere la Crimea e destabilizzare l’Ucraina sono stati raggiunti. D’ora in poi, l’idea è quella di mantenere gli ucraini in uno stato di agitazione permanente poiché destabilizzando i confini il Cremlino punta al ribaltamento delle responsabilità per dimostrare che l’Ucraina è un Paese incapace di garantire la propria stabilità». Vedremo. S’impongono comunque un paio di osservazioni. La prima: nel 2014 nessuno si aspettava l’invasione russa della Crimea. Ma è accaduto. La seconda: quanto può tollerare l’Europa una instabilità costante sul suo fronte orientale? Una domanda a cui, prima o poi, andrà data una risposta.
di Massimiliano Lenzi
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Tag: politica
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