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Putin e atomica

Atomica

L’intelligence Usa mette in guardia: la Russia è pronta ad utilizzare qualsiasi arma per arrivare ai suoi scopi. Sembra impossibile ma il mondo di prima ce l’ha portato via Putin, quello che verrà sarà determinato dalle nostre scelte.

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L’intelligence Usa mette in guardia: la Russia è pronta ad utilizzare qualsiasi arma per arrivare ai suoi scopi. Sembra impossibile ma il mondo di prima ce l’ha portato via Putin, quello che verrà sarà determinato dalle nostre scelte.

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L’intelligence Usa mette in guardia: la Russia è pronta ad utilizzare qualsiasi arma per arrivare ai suoi scopi. Sembra impossibile ma il mondo di prima ce l’ha portato via Putin, quello che verrà sarà determinato dalle nostre scelte.

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L’intelligence Usa mette in guardia: la Russia è pronta ad utilizzare qualsiasi arma per arrivare ai suoi scopi. Sembra impossibile ma il mondo di prima ce l’ha portato via Putin, quello che verrà sarà determinato dalle nostre scelte.

È doloroso ritrovare paure antiche, per i più grandi fra noi, o del tutto ignote a chi si è affacciato alla vita dopo la caduta del Muro.

Sembrava impossibile e antistorico tornare a parlare di minaccia nucleare, nel mondo globalizzato ed emerso dalla Guerra fredda. Certo, c’erano le pulsioni nucleari iraniane (ci sono ancora), irachene o nordcoreane, ma si trattava di tenere a bada ciò che non c’è. Il mondo era scosso dai fondamentalismi e dall’imporsi di nuove contrapposizioni (fra Stati Uniti e Cina, su tutte), ma considerato ormai immune all’incubo atomico. Erano rimasti solo cinema e fiction, con le atomiche invariabilmente trafugate proprio all’impero sovietico in disfacimento.

Dal 24 febbraio è cambiato tutto. Nel giro di poche ore abbiamo sentito – attoniti – il presidente della seconda potenza nucleare al mondo far esplicitamente riferimento con tono minaccioso all’arsenale atomico. Abbiamo ascoltato Putin ordinare lo stato di preallerta delle sue forze strategiche nucleari. Parliamo dei missili che fumano nei silos. Soprattutto, abbiamo dovuto fare i conti con la consapevolezza che non siano vuote minacce ma un rischio da valutare.

Lintelligence statunitense continua a mandare warning sul possibile ricorso da parte russa ad armi non convenzionali: ordigni chimici, batteriologici, se non addirittura nucleari. Lindicibile che diventa in qualche misura una prospettiva credibile, per quanto estrema. Perché Vladimir Putin si è infilato in un pantano, che ogni giorno è sempre più un incubo strategico. C’è finito per una serie impressionante di errori, a cui non sa più come rimediare. A provarlo è la sua stessa barbara strategia sul terreno, quel mettere sotto assedio e alla fame le città ucraine cercando il terrore e le vittime civili. Cosa ci può essere dopo di questo, in una continua escalation?

Non si pensi a un vuoto allarmismo, perché sino a ora lintelligence statunitense non ha sbagliato un colpo. Dalle provocazioni iniziali del dittatore di Mosca alle indicazioni sul dislocamento delle forze russe al confine. Dalla data dell’attacco alla lettura di quanto accade giorno dopo giorno sul terreno, i servizi statunitensi hanno fornito agli alleati letture assolutamente affidabili. Quasi da oracolo. Converrebbe ascoltarle con estrema attenzione.

Lalternativa è negare levidenza, affidarsi alla ‘razionalità’ di un uomo come Putin, che ha mostrato di poter tagliare ogni ponte dietro di sé, senza unesitazione. Capiamo che per molti risulti difficile riconoscere di aver idolatrato e ingigantito un uomo piccolo, pericoloso, crudele e imprevedibile, ma non è reiterando gli errori che ci prepareremo a gestire il mondo che emergerà dall’inevitabile sconfitta di Putin.

Già oggi è evidente, infatti, che il disegno strategico dello zar sia clamorosamente fallito, lasciando dietro di sé un numero insopportabile di morti innocenti e danni a oggi incalcolabili. Non sappiamo se la sua fine sarà accelerata dall’interno, magari dal suo stesso esercito mandato almeno in parte allo sbaraglio in una guerra illegale, brutale e anche mal preparata. Oppure dalla nomenclatura o dagli oligarchi, ansiosi di trovare un punto di riferimento più affidabile per i loro milioni di dollari. Non sappiamo ancora quando la Cina deciderà di entrare in gioco, per fermare una guerra che di sicuro non era stata presentata in questi termini a Pechino. Forse Putin troverà una scappatoia da presentare in patria grazie a Xi Jinping, magari gli sarà permesso di restare al suo posto per un po’. Di sicuro sarà la Cina a comandare nell’alleanza con la Russia. Un padrone scomodo, altro che lantica gloria russo-sovietica.

Il punto è che Vladimir Putin è il nostro problema di oggi, luomo che ha scatenato tutto questo, ma non sarà quello di domani: ci muoviamo in terra incognita, una sensazione che avevamo dimenticato potesse esistere. Nei territori inesplorati è obbligatorio saper rivedere priorità e strategie. Il mondo di prima ce lha portato via Putin, quello che verrà sarà determinato dalle nostre scelte.

Politiche – e questo già lo vediamo nella risposta europea, con buona pace di chi si sente orfano delle sue teorie antioccidentali – ma anche militari.

Non significa fare la guerra, ma saper amministrare la propria forza.

  di Fulvio Giuliani

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