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Biden, non una gaffe ma una linea politica

La battuta di Biden su Putin è la manifestazione per nulla diplomatica di un sentimento maggioritario nell’opinione pubblica dei Paesi liberi ma rafforza la Paranoia di Putin rendendo difficile ogni dialogo futuro.

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Biden, non una gaffe ma una linea politica

La battuta di Biden su Putin è la manifestazione per nulla diplomatica di un sentimento maggioritario nell’opinione pubblica dei Paesi liberi ma rafforza la Paranoia di Putin rendendo difficile ogni dialogo futuro.

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Biden, non una gaffe ma una linea politica

La battuta di Biden su Putin è la manifestazione per nulla diplomatica di un sentimento maggioritario nell’opinione pubblica dei Paesi liberi ma rafforza la Paranoia di Putin rendendo difficile ogni dialogo futuro.

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La battuta di Biden su Putin è la manifestazione per nulla diplomatica di un sentimento maggioritario nell’opinione pubblica dei Paesi liberi ma rafforza la Paranoia di Putin rendendo difficile ogni dialogo futuro.

Come è noto, Joe Biden soffre di balbuzie, il che è un grosso problema per un leader politico e dunque una prova della forza del suo carattere. Ne soffriva anche Giorgio VI re d’Inghilterra ma, a differenza del presidente degli Stati Uniti, il papà di Elisabetta II non doveva confrontarsi con il problema di vincere le elezioni e di parlare ogni giorno davanti alle telecamere: a quell’epoca non c’era la tv.

La battuta di Biden su Putin – «Perdio! Quest’uomo non può restare al potere!» – non è stata una gaffe ma la manifestazione per nulla diplomatica di un sentimento che credo maggioritario nell’opinione pubblica dei Paesi liberi. Il problema vero dell’Occidente, purtroppo, non è di sapere per quanto tempo Putin resterà al potere a Mosca ma per quanto tempo Biden, o un suo successore che la pensa in maniera analoga, resterà alla Casa Bianca. Gli americani hanno chiarito subito che la fine di Putin dipenderà dal volere dei russi e che non è un obiettivo strategico esplicito della politica americana. La battuta di Biden nell’immediato rafforza la paranoia nazionalista di Putin e rende più difficile un ipotetico futuro dialogo.

Comunque finisca la guerra in Ucraina, credo sia evidente che nulla sarà più come prima, in Europa. Putin forse resterà al Cremlino ma la Russia di Putin non potrà essere un partner commerciale o politico dell’Occidente. Questo fatto, difficilmente contestabile, impone all’Unione europea di agire molto rapidamente per adattarsi alla nuova situazione strategica del Vecchio Continente, in materia di sicurezza e di energia. Il cambiamento dovrà essere ancor più rapido e radicale per la Germania e per l’Italia, i due grandi Paesi dell’Ue oggi più dipendenti dalla Russia.

Draghi ha gestito il suo governo in maniera magistrale e i nemici domestici fortunatamente non hanno la forza per farlo cadere. Ma l’anno prossimo in Italia si vota e non è pensabile che un nuovo governo “di larghe intese”, in teoria giustificabile con la perdurante gravità della situazione, possa nascere senza un chiaro mandato di politica internazionale ed energetica. I nodi inevitabilmente verranno presto al pettine e all’Europa non sarà più consentito ‘balbettare’. L’obiettivo Nato di spesa militare è stato tacitamente disatteso dall’Italia per otto anni. Eluderlo nella prossima legislatura sarà un obiettivo non tanto arduo quanto masochistico.

di Ottavio Lavaggi

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