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De Donno, una tragedia senza un perchè

La tragedia che ha coinvolto il medico del plasma iperimmune Giuseppe De Donno, morto suicida.

Aveva bandane colorate e un sorriso sempre stampato in faccia. Per questo il dottor Giuseppe De Donno bucava il video. L’ex primario di Pneumologia dell’ospedale Carlo Poma di Mantova, 54 anni appena compiuti, si è tolto la vita nella sua casa.

Non ha lasciato nessun biglietto per spiegare le ragioni del suo gesto ma i carabinieri stanno cercando di capire se esistano responsabilità di terzi. De Donno era stato uno dei volti e dei simboli dei primi mesi di battaglia contro il Covid: era stato il primo a parlare della terapia con il plasma iperimmune, ovvero il plasma di persone guarire dal Covid.

Una terapia che aveva definito «Democratica, che viene dal popolo ed è per il popolo».

A differenza di tanti suoi colleghi era molto attivo sui social, ci metteva la faccia, sempre, e lo aveva fatto anche per raccontare di come a suo avviso non venisse dato abbastanza spazio alla sperimentazione delle cure con il plasma per i malati Covid ricoverati in terapia intensiva.

Insieme a lui, il San Matteo di Pavia e l’azienda Ospedaliero-Universitaria di Pisa. C’è stato un momento, lo scorso anno, in cui tutti parlavano del plasma, in cui sembrava la strada per curare chi aveva contratto un virus che in quel momento non sembrava possibile sconfiggere. Poi a Mantova erano arrivati i Nas, su De Donno erano piovute le prime di tante accuse di voler cercare soprattutto una visibilità personale. Per questo aveva deciso di cancellare i suoi account social.

E forse anche per questo a luglio aveva lasciato il posto di primario di Pneumolgia ricoperto per anni per andare a fare il medico di base. Dice chi lo conosceva che fosse provato, che avesse vissuto male il modo in cui la cura con il plasma era stata messa da parte. Di certo c’è che era stato lasciato solo, che quei riflettori accesi su di lui a un certo punto gli si erano ritorti contro.

Non sappiamo cosa lo abbia davvero spinto a decidere di togliersi la vita. Di certo l’ondata di cordoglio che riempie i social racconta di quanto quel suo modo di fare fosse arrivato alla gente. E comunque sia andata, ci fa capire quanto il peso di questa battaglia sia stato  devastante anche per loro, i medici. Che sotto quel camice, dietro quelle bandane e quelle mascherine, restano esseri umani.

 

Di Annalisa Grandi

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