AUTORE: Francesco Provinciali
La Cassazione ha sancito un principio che fa giurisprudenza, pronunciandosi sul ricorso di una madre allontanata dalla vita del figlio (affidato in via esclusiva al padre) in quanto non ritenuta idonea sotto il profilo caratteriologico e comportamentale, essendo stata valutata affetta da “sindrome della madre malevola” da due perizie psicologiche disposte dai giudici di primo e secondo grado.
Il contesto esaminato è quello caratterizzato da un alto tasso di conflittualità genitoriale che si riverbera nell’affido non congiunto del figlio conteso, assai spesso stritolato nella morsa del dissidio tra padre e madre con conseguenti gravi danni sul piano emotivo, psicologico e di qualità della vita, delle decisioni e delle scelte che lo riguardano negli aspetti anche quotidiani (se e quando incontrare il genitore non affidatario, il mantenimento economico, l’istruzione, l’alimentazione, le cure sanitarie, gli stili di vita, le frequentazioni extra-parentali e amicali, le vacanze et cetera).
La Cassazione ha accolto il ricorso della madre e annullato le due sentenze precedenti in quanto ritiene non sufficiente la diagnosi di una patologia a cui non può essere attribuito un valore scientifico incontrovertibile: i giudici che avevano applicato alla lettera le perizie, anziché recepirne acriticamente le conclusioni erano infatti tenuti ad accertare la veridicità dei comportamenti materni verso il figlio minore, ascoltando la sua opinione sulle scelte di vita che lo riguardano. Senza approfondimenti sulla vita familiare, una perizia diagnostica rimane astratta se non viene provata.
La sentenza ribadisce alcuni punti che faranno testo per analoghi procedimenti: oltre la verifica concreta della perizia, viene affermato il principio del “superiore interesse del minore” che ha diritto a mantenere rapporti bi-genitoriali – come raccomandato dalla Corte di Strasburgo – sempre che gli stessi non siano pregiudizievoli. L’affido condiviso è sempre la soluzione migliore in quanto responsabilizza entrambi i genitori a fare un passo di lato, rinunciando alle proprie pretese verso un pacato, metodico e monitorato confronto.
La sentenza riguarda una madre estromessa dai rapporti con il figlio ma ovviamente vale per entrambi i genitori. Essa riconosce il fondamentale e superiore diritto di un figlio di avere rapporti affettivi e di frequentazione con entrambe le figure genitoriali, fatte salve ovviamente situazioni di accertato, conclamato ed evidente pregiudizio per la sua vita.
Di Francesco Provinciali
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