La guerra ha da sempre la capacità di cambiare la realtà del mondo: il conflitto in Ucraina ha messo l’Europa di fronte ad un’altra svolta che passerà per una rivoluzione energetica e una militare.
«Garantire che il nostro mercato dell’elettricità rimanga efficiente nonostante gli alti prezzi del gas ingigantiti dalla guerra di Putin», con una particolare attenzione per i consumatori e le aziende più vulnerabili.
Parola di Mario Draghi che nell’incontro di ieri con la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha toccato, tra gli altri, un tema nevralgico per l’Italia e l’Ue: la guerra russa in Ucraina ha fatto schizzare sempre più in alto i costi dell’energia, rendendo necessaria una nuova politica non solo italiana ma europea per l’intero settore. Lo stesso Draghi aveva sottolineato che per l’Italia l’obbiettivo è quello di azzerare, entro due anni, le importazioni di gas russo, diversificando gli approvvigionamenti e individuando fonti alternative.
Dal crollo del comunismo nacque la spinta verso ciò che era considerato un tabù: la riunificazione tedesca. L’allora cancelliere tedesco Helmut Kohl la ottenne grazie a un patto con il presidente francese François Mitterrand che in cambio del sì chiese l’euro e la Bce ai tedeschi per bilanciare il peso della Germania. Allora non mancarono i dubbiosi, basti ricordare la battuta di Giulio Andreotti: «Amo talmente tanto la Germania che ne preferivo due».
Oltre 31 anni dopo la riunificazione tedesca e trascorsi più di 30 anni dalla dissoluzione dell’Urss, l’Unione europea è davanti a un’altra svolta. Con l’invasione dell’Ucraina voluta da Vladimir Putin, che al tempo dell’Urss era un giovane agente del Kgb in Germania Est, tutto cambia. Compreso il processo d’unità europea, che si accelera. I settori chiave sono tre: la difesa, l’energia e il debito.
Il pericolo di invasioni a Oriente sta infatti convincendo l’Ue e i leader europei a metter su, in tempi rapidi, una difesa militare comune. Questo comporta maggiori investimenti in armi e tecnologie di difesa e la nascita d’un esercito europeo. Per l’Italia, considerato l’alto livello delle nostre imprese nella tecnologia difensiva, oltre che uno scenario politico questo rappresenta un’occasione economica.
Il secondo settore dove tutto dovrà cambiare, con le dure sanzioni alla Russia e il blocco delle importazioni del gas, è appunto quello energetico. Essendo stata sinora l’Italia (assieme alla Germania) un Paese ad alta dipendenza dalle forniture di gas russo, occorrono due cose. Uno, che la politica energetica di stop alla Russia sia di tutta quanta l’Ue e comunque duratura. Due, cambiare i termini del debito, che vanno rivisti a livello europeo, togliendo le rigidità per compiere – con successo – i cambiamenti strategici e non certo per aiutare gli amanti dei bonus.
Lo sottolineiamo perché non tutti, in queste ore, riescono a cogliere la Storia che cambia. Ospite di un programma televisivo, il presidente di Confindustria Carlo Bonomi ha detto che «quello che succede in Ucraina mette a rischio la ripresa del nostro Paese». Ma davvero?
Sagace, anche se dal presidente degli industriali italiani ci aspetteremmo qualcosa di meno ovvio. Ma non disperiamo, perché la Storia continua.
di Massimiliano Lenzi
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