AUTORE: Fulvio Giuliani
Alla fine, Marine Le Pen era stata di molto sopravvalutata dai sondaggi e da un pezzo consistente della stampa europea (sarà interessante valutare anche da dove arrivi questo “sentiment“ molto gonfiato da social e online, vista l’esperienza in tal senso vissuta dagli USA. Sì, ci riferiamo al lavoro della disinformata russa in tal senso).
Alla fine, al contempo, le forze sovraniste o antisistema o di protesta arrivano quasi al 50% di chi ha votato in Francia. Un fronte molto composito, è vero, quasi tutto schierato contro la Le Pen – tranne l’impresentabile e antisemita Zemmour – ma pur sempre impressionante nei numeri e nella sostanza.
Il presidente Macron è ampiamente in testa e ha già incassato il sostegno praticamente di tutti i rivali, a cominciare dalla vera sorpresa del primo turno Melenchon. Il candidato dell’ultrasinistra, che ha superato il 20%, ha tuonato che ‘neppure un voto’ deve andare alla Le Pen.
Basterà, oltre l’appoggio di ciò che resta di repubblicani e socialisti, per garantire la conferma a Macron? È probabile, ma non sicuro, perché l’anima profonda del populismo e del sovranismo non arretra neppure davanti ai traumi collettivi della pandemia e della guerra. Duole dirlo, neanche gli acclarati rapporti fra Vladimir Putin e Marine Le Pen sono sufficienti a convincere o preoccupare chi è tornato ad accarezzare la rabbia antisistema.
Quella confusa voglia di mettere nel calderone tutto ciò che venga percepito contro “Il popolo“, “gli ultimi“, “i dimenticati“. Masse profondamente diverse fra loro, difficilmente identificabili – men che meno in un’ideologia – a cui i partiti tradizionali o post-tradizionali non riescono a parlare. Neppure nel pieno di una guerra in Europa.
Del resto, anche scrivendo di fatti italiani, più volte abbiamo ricordato come le forze sovraniste stessero semplicemente riordinando le fila e le parole d’ordine, aspettando che passasse la buriana. Non si fanno scrupolo di fingere, come la stessa Le Pen che pur di rassicurare e conquistare voti al centro non cita praticamente più nessuno dei cavalli di battaglia antisistema e anti Europa della casa e si limita a un generico “rimetteremo in ordine la Francia”.
Quanto a Putin, fa finta di non conoscerlo, ma ci penseranno altri e il dittatore russo sarà certamente una delle armi di Macron nelle due bollenti settimane che ci attendono.
di Fulvio Giuliani
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