I social vanno presi per quello che sono
Le offese nei confronti di Loretta Goggi hanno creato scalpore. Ma di fronte ai ‘leoni da tastiera’ la migliore soluzione, forse, sarebbe non renderli famosi.
I social vanno presi per quello che sono
Le offese nei confronti di Loretta Goggi hanno creato scalpore. Ma di fronte ai ‘leoni da tastiera’ la migliore soluzione, forse, sarebbe non renderli famosi.
I social vanno presi per quello che sono
Le offese nei confronti di Loretta Goggi hanno creato scalpore. Ma di fronte ai ‘leoni da tastiera’ la migliore soluzione, forse, sarebbe non renderli famosi.
Quarant’anni fa non sarebbe successo, oggi accade invece che un evento musicale e la celebrazione di un’artista si trasformino in una nuova polemica su un certo uso dei social. Loretta Goggi di anni ne ha compiuti 70 e certo non poteva aspettarsi che una serata per festeggiare i quattro decenni di “Maledetta primavera” diventasse l’occasione per criticarla dal punto di vista non solo musicale ma anche e soprattutto estetico. Così, dopo aver spiegato di essere stata bersaglio di commenti «di una cattiveria, un’arroganza, una gratuità indescrivibili», ha deciso di cancellare i suoi profili social.
Nello specifico c’è chi non ha gradito si esibisse in playback, nonostante lei dal vivo non canti da anni, e chi ha definito «da pagliaccio» il suo abito. E dulcis in fundo chi l’ha accusata di essere completamente rifatta. Il body shaming è lo sport preferito di tanti che dietro una tastiera si sentono impunibili e impuniti, ma questa non è certo una novità. Come non lo è il fatto che qualsiasi personaggio pubblico diventi oggetto di discussione quando va bene, di critiche e insulti quando va male. Liberissima una signora di quasi 71 anni di scegliere di non volerci stare, di porre una netta separazione fra lei e questo mondo social che in fondo non è il suo.
Detto questo, resta da un lato il problema dell’utilizzo che certi fanno della libertà (e dell’anonimato) garantito dal web. Perché libertà non dovrebbe essere sinonimo di facoltà di ingiuria, e questo è un tema che andrebbe normato in modo un po’ più stringente.
Altro è il discorso nel merito: rilanciare certi tipi di commenti significa comunque dare loro una cassa di risonanza che non meritano di avere. Anche perché quelli che comunemente vengono definiti ‘leoni da tastiera’ sembrano saper parlare solo la lingua della critica e dell’insulto. In questo non fanno differenza l’età, il look, il fatto che si sia andati o meno dal chirurgo estetico, che si canti dal vivo oppure no: ci sarà sempre qualcosa che varrà la pena di demolire. In questo senso forse lasciare semplicemente cadere nel vuoto certi commenti sarebbe più funzionale, perché in fondo si tratta di persone che vivono della popolarità ottenuta proprio grazie alla loro capacità di criticare qualcun altro.
Giusto è però quello che la Goggi scrive, precisando di essere una ‘tosta’ e che la sua decisione di allontanarsi dai social è un segnale soprattutto per gli uomini e le donne che magari non hanno la sua tempra o la sua notorietà, e rischiano di vedere crollare un’autostima magari già fragile. Con conseguenze ben più pesanti che quella di cancellarsi dai social.
di Annalisa Grandi
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- Tag: musica, social media
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