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Il falso del falso e il terrore sui civili

Le immagini terribili delle fosse comuni che arrivano da Mariupol testimoniano un orrore che si fa fatica persino a descrivere e che ci riporta alle stragi di civili in Bosnia.

Il falso del falso e il terrore sui civili

Le immagini terribili delle fosse comuni che arrivano da Mariupol testimoniano un orrore che si fa fatica persino a descrivere e che ci riporta alle stragi di civili in Bosnia.

Il falso del falso e il terrore sui civili

Le immagini terribili delle fosse comuni che arrivano da Mariupol testimoniano un orrore che si fa fatica persino a descrivere e che ci riporta alle stragi di civili in Bosnia.
Le immagini terribili delle fosse comuni che arrivano da Mariupol testimoniano un orrore che si fa fatica persino a descrivere e che ci riporta alle stragi di civili in Bosnia.
Trent’anni dopo, le stesse immagini: l’Ucraina come la ex Jugoslavia. Il nostro mondo sembra essere tornato indietro, nelle foto tremende che arrivano da Mariupol, una delle città più bombardate dall’esercito russo negli ultimi giorni. Le fosse comuni scavate per seppellire i corpi perché i morti sono troppi. I cadaveri avvolti nei sacchi neri o in lenzuola colorate. Un orrore che si fa fatica persino a descrivere e che ci riporta alle stragi di civili in Bosnia. Come se il mondo non avesse imparato nulla, come se la storia si ripetesse, a pochi passi da noi. Quelle foto che ormai circolano senza più censura sono la risposta all’indagine aperta dalla Corte penale Internazionale dell’Aja. Sono crimini contro l’umanità, quelli che l’esercito che risponde agli ordini di Vladimir Putin sta commettendo sul suolo ucraino. Bombardando un ospedale pediatrico, uccidendo civili inermi. Nonostante l’imbarazzante e pur persistente tentativo di raccontare altre versioni dei fatti: per i russi l’ospedale di Mariupol sarebbe stato in realtà dismesso da tempo. Il ministro degli Esteri Lavrov ha addirittura sostenuto che lì vi fosse di base un battaglione di estrema destra delle truppe ucraine e che malati e personale medico fossero già stati evacuati. Non bastasse, è arrivato a negare che la Russia abbia attaccato l’Ucraina. Peccato che sia ormai evidente che neanche i corridoi umanitari vengono rispettati. Peccato che ci siano le immagini delle donne con il pancione, insanguinate, che scappano. LEGGI TUTTI GLI ARTICOLI “IL DOLORE DELLA GUERRA” Peccato che in quell’attacco ci siano stati tre morti (tra cui un bambino) e che ben 1.300 civili di Mariupol abbiano perso la vita da quando è partito l’assedio. E chissà quanti altri nel resto del Paese. Foto che resteranno scolpite nella nostra memoria, a raccontare come in due settimane il mondo che pensavamo di conoscere sia stato distrutto dalla lucida ferocia di un uomo. Come quella di una bambina con le trecce, la maglietta leggera sollevata a scoprire la schiena, il volto riverso sul terreno. Sei milioni e mezzo di bimbi sono ancora lì, nelle città assediate, sotto i bombardamenti e nei bunker. Intanto l’emittente pubblica ucraina trasmette a canali unificati su radio tv e satellite le informazioni su come comportarsi in caso di bombardamenti, su come cercare di mettersi in salvo. Immagini e racconti che levano il sonno, che ci inchiodano a un senso di impotenza devastante, perché ci sentiamo spettatori inermi del dramma di un intero popolo. Che tanto ha dato e sta ancora dando alla nostra Italia, dove oggi vivono più di 200mila ucraini. Su Telegram è attivo un canale per aiutare le madri dei soldati a cercare di rintracciare i propri figli, vivi o morti: oltre 800mila iscrizioni e un infinito scorrere di immagini e video. Di alcuni, quelli più ‘fortunati’, ci sono i filmati che li immortalano dopo la cattura. Di altri restano solo i documenti, a testimoniare la vita strappata a quanti fino a qualche settimana fa erano poco più che ragazzi e che oggi sono soltanto nomi che vanno ad aggiungersi al tragico elenco di chi non c’è più.   di Annalisa Grandi

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