L’illusione della perfezione diffusa online
La storia di MavaChou, star 32enne di YouTube che si è tolta la vita dopo aver ricevuto una serie di commenti negativi, mostra come la notorietà possa trasformarsi in un boomerang. Un aspetto del mondo social che non andrebbe sottovalutato.
L’illusione della perfezione diffusa online
La storia di MavaChou, star 32enne di YouTube che si è tolta la vita dopo aver ricevuto una serie di commenti negativi, mostra come la notorietà possa trasformarsi in un boomerang. Un aspetto del mondo social che non andrebbe sottovalutato.
L’illusione della perfezione diffusa online
La storia di MavaChou, star 32enne di YouTube che si è tolta la vita dopo aver ricevuto una serie di commenti negativi, mostra come la notorietà possa trasformarsi in un boomerang. Un aspetto del mondo social che non andrebbe sottovalutato.
La storia di MavaChou, star 32enne di YouTube che si è tolta la vita dopo aver ricevuto una serie di commenti negativi, mostra come la notorietà possa trasformarsi in un boomerang. Un aspetto del mondo social che non andrebbe sottovalutato.
Il web l’aveva resa famosa e poi l’ha trascinata a fondo. È emblematica la storia di MavaChou, mamma 32enne francese diventata una star di YouTube dopo aver deciso insieme al marito di raccontare in video la loro vita. Una famiglia idilliaca, loro e i loro quattro figli e 200mila persone a seguirli, a osservare la loro quotidianità, ad ascoltare i loro consigli. Solo che poi quel quadretto è andato in frantumi. Come succede a tante coppie, l’unione si è incrinata ed è cominciato il reciproco scambio di accuse.
A quel punto la notorietà si è trasformata in un boomerang: anche l’epilogo del matrimonio è stato raccontato pubblicamente e gli adoranti fan si sono trasformati in hater.
L’illusoria celebrità è diventata una macchina del fango e questa mamma non ha retto il contraccolpo tanto da decidere di togliersi la vita. Come se a un certo punto la realtà e i suoi quattro figli fossero diventati meno importanti di quei commenti in Rete. Come se quell’odio e quelle accuse online fossero una macchia sull’esistenza impossibile da lavare. Come sempre, in questi casi c’entra la fragilità del singolo, ma nella storia tragica di MavaChou vi è anche il racconto di un aspetto del mondo social che non andrebbe sottovalutato. Quei like, quella popolarità dietro lo schermo si possono trasformare in qualcosa di cui non si riesce a fare a meno: il sentirsi ‘famosi’. Ma è un attimo e se la vita vera è fatta anche di momenti complicati e cadute, lì non è permesso. Bisognerebbe invece ricordarselo, che cos’è la vita ‘reale’. Di Annalisa GrandiLa Ragione è anche su WhatsApp. Entra nel nostro canale per non perderti nulla!
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