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La libertà non è questione di Musk

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Elon Musk punta al controllo del 100% di Twitter e avrebbe offerto 54,2 dollari per azione. Il patron di Tesla ha spiegato come la società abbia un “potenziale straordinario” che lui vorrebbe sbloccare.

La libertà non è questione di Musk

Elon Musk punta al controllo del 100% di Twitter e avrebbe offerto 54,2 dollari per azione. Il patron di Tesla ha spiegato come la società abbia un “potenziale straordinario” che lui vorrebbe sbloccare.

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La libertà non è questione di Musk

Elon Musk punta al controllo del 100% di Twitter e avrebbe offerto 54,2 dollari per azione. Il patron di Tesla ha spiegato come la società abbia un “potenziale straordinario” che lui vorrebbe sbloccare.

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Partiamo dal vecchio Karl Marx, che di liberale non aveva nulla. C’è la struttura – la parte che riguarda l’economia e il capitale – e poi c’è la sovrastruttura, che investe la cultura e il resto. Ebbene oggi abbiamo una notizia interessante da leggere con gli occhi di questo binomio marxiano, ed è questa: Elon Musk, il patron di Tesla, punta al controllo del 100% di Twitter e – secondo quanto riferito da “Cnbc” – avrebbe offerto 54,2 dollari per azione. Nellavanzare la sua offerta, Musk ha spiegato come la società abbia un «potenziale straordinario» che lui vorrebbe sbloccare. Twitter ha fatto sapere che esaminerà con attenzione l’offerta e che risponderà nel «miglior interesse di tutti gli stockholder». Detto del business, una considerazione riguardo alla libertà d’espressione al tempo dei social diviene necessaria. Cambiando il proprietario non cambia infatti la natura mediale del mezzo. Una natura dove chiunque, identificato con nome e cognome reali, dovrebbe potersi esprimere liberamente senza essere censurato dal privato che controlla la proprietà del mezzo bensì essendo soltanto sottoposto al primato della legge e delle sue regole. È questo il punto dirimente riguardo la libertà odierna di espressione. Se scrivendo su un social si violano leggi vigenti deve essere il diritto a sanzionare chi le viola e non certo il ricco proprietario, magari censurando o bloccandone i profili. Ergo, cambiando il proprietario (e vedremo come finirà con Twitter) non cambia la questione della libertà. Di Aldo Smilzo

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