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La necessità di vigilare sui bambini

I numeri dei bambini in fuga dalla guerra sono impressionanti: dall’inizio del conflitto i minori sfollati sono 4,3 milioni e circa un milione e 800mila hanno varcato i confini di altri Paesi. La loro sicurezza è uno dei temi che necessariamente devono essere affrontati.

La necessità di vigilare sui bambini

I numeri dei bambini in fuga dalla guerra sono impressionanti: dall’inizio del conflitto i minori sfollati sono 4,3 milioni e circa un milione e 800mila hanno varcato i confini di altri Paesi. La loro sicurezza è uno dei temi che necessariamente devono essere affrontati.

La necessità di vigilare sui bambini

I numeri dei bambini in fuga dalla guerra sono impressionanti: dall’inizio del conflitto i minori sfollati sono 4,3 milioni e circa un milione e 800mila hanno varcato i confini di altri Paesi. La loro sicurezza è uno dei temi che necessariamente devono essere affrontati.
I numeri dei bambini in fuga dalla guerra sono impressionanti: dall’inizio del conflitto i minori sfollati sono 4,3 milioni e circa un milione e 800mila hanno varcato i confini di altri Paesi. La loro sicurezza è uno dei temi che necessariamente devono essere affrontati.
Sono anziani, donne e bambini quelli che dalla guerra in Ucraina sono fuggiti e ora hanno trovato o stanno cercando accoglienza negli altri Paesi, dalla più vicina Polonia fino alla nostra Italia. I numeri sono impressionanti: dall’inizio del conflitto i minori sfollati sono 4,3 milioni, oltre la metà di tutti i bimbi ucraini. Circa un milione e 800mila hanno varcato i confini di altri Paesi, gli altri 2 milioni e mezzo ancora si trovano in patria. Da noi ne sono arrivati oltre 26mila, di cui 5mila sono già nel piano accoglienza. La loro sicurezza è uno dei temi che necessariamente devono essere affrontati. Il problema è duplice. Da una parte, c’è la necessità di identificare questi piccoli, che anche quando arrivano accompagnati da un genitore sono spesso sprovvisti di documenti. Inoltre non vi è al momento alcun obbligo di registrazione. Dall’altra, c’è il tema di quelli che non hanno più nessuno: in Italia il ministro Lamorgese ha parlato di 277 bimbi senza genitori, ma i numeri non tornano perché solo la Lombardia afferma di aver accolto 300 ragazzi arrivati senza nessuno. Per loro bisognerebbe procedere alla nomina di un tutore legale ma il Tribunale dei Minori, competente in materia, non sempre viene informato. E quindi si apre un limbo che rischia di risucchiare questi piccoli, prede facili di criminali senza scrupoli. LEGGI TUTTI GLI ARTICOLI “IL DOLORE DELLA GUERRA” Già all’inizio del conflitto le associazioni avevano denunciato il rischio che questi bambini diventassero vittime della tratta. Un rischio tutt’altro che scongiurato e infatti a livello europeo si sta pensando a un sistema unico per inserire i dati di tutti coloro che hanno protezione temporanea. L’idea è di lavorare a stretto contatto anche con il governo ucraino, che potrebbe fornire le generalità dei minori non accompagnati che stanno lasciando il Paese. Un controllo stringente sembra nella realtà difficile da attuare ma qualcosa è necessario che si faccia, anche perché chi lavora sui confini racconta di come questi bambini vengano avvicinati da uomini che offrono loro aiuto e alloggio, ma che in realtà sono criminali. «È una corsa contro il tempo» ha detto non a caso il presidente di Telefono Azzurro. Anche perché esiste poi il capitolo dei minori scomparsi: un numero unico europeo per le segnalazioni è attivo, ma spesso poi ci si ritrova a fare i conti con situazioni caotiche, con bimbi che ovviamente parlano solo ucraino o russo. Un aiuto arriva per fortuna dalla tecnologia, dai software di riconoscimento facciale. Ma non va dimenticato che ci si muove affrontando un costante afflusso di persone, che ogni giorno si accalcano alle frontiere. Lì dove peraltro il pericolo è maggiore: spesso tocca agli autisti degli autobus che devono portare i bimbi negli altri Paesi trasformarsi in una sorta di custodi per chi non ha nessuno con sé. È necessario che si mettano a punto meccanismi di controllo più stringenti. E che lo si faccia in fretta. Non possiamo permettere che al dramma della guerra per questi piccoli se ne aggiunga un altro, altrettanto se non ancora più grave.   Di Annalisa Grandi

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