La rabbia di Maistrouk: “Codardi! A momento debito fuori i nomi”
Capiamo il senso delle parole, seppur forti, di Vladislav Maistrouk che ci parla da Kyiv dove ogni giorno, ormai da due settimane, suonano le sirene che annunciano nuovi attacchi. Capiamo il suo stato d’animo di uomo ferito nell’anima, che vede il suo paese sepolto tra le macerie.
Vladislav si sta facendo portavoce in Italia di ciò che il suo Presidente chiede incessantemente: una no-fly zone, ovvero la chiusura del traffico aereo sull’Ucraina. Una misura che se violata implicherebbe un intervento militare immediato da parte dell’Occidente.
Davvero stiamo facendo tutto il possibile? Dovremo spingerci oltre come chiede Vladislav?
di Ilaria Cuzzolin
Capiamo il senso delle parole, seppur forti, di Vladislav Maistrouk che ci parla da Kyiv dove ogni giorno, ormai da due settimane, suonano le sirene che annunciano nuovi attacchi. Capiamo il suo stato d’animo di uomo ferito nell’anima, che vede il suo paese sepolto tra le macerie.
Vladislav si sta facendo portavoce in Italia di ciò che il suo Presidente chiede incessantemente: una no-fly zone, ovvero la chiusura del traffico aereo sull’Ucraina. Una misura che se violata implicherebbe un intervento militare immediato da parte dell’Occidente.
Davvero stiamo facendo tutto il possibile? Dovremo spingerci oltre come chiede Vladislav?
di Ilaria Cuzzolin
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