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L’Eni torna agli Esteri

Se in Italia vogliamo continuare a produrre come una delle nazioni più industrializzate del mondo, dobbiamo procurarci l’energia che serve. Il ruolo dell’Eni è perciò centrale, in quanto la politica energetica del 2022 è ingrediente necessario per la politica estera ed economica.
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L’Eni torna agli Esteri

Se in Italia vogliamo continuare a produrre come una delle nazioni più industrializzate del mondo, dobbiamo procurarci l’energia che serve. Il ruolo dell’Eni è perciò centrale, in quanto la politica energetica del 2022 è ingrediente necessario per la politica estera ed economica.
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L’Eni torna agli Esteri

Se in Italia vogliamo continuare a produrre come una delle nazioni più industrializzate del mondo, dobbiamo procurarci l’energia che serve. Il ruolo dell’Eni è perciò centrale, in quanto la politica energetica del 2022 è ingrediente necessario per la politica estera ed economica.
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Se in Italia vogliamo continuare a produrre come una delle nazioni più industrializzate del mondo, dobbiamo procurarci l’energia che serve. Il ruolo dell’Eni è perciò centrale, in quanto la politica energetica del 2022 è ingrediente necessario per la politica estera ed economica.
 

Ricominciamo dall’Eni. In tempi di guerra russa all’Ucraina, con la necessità di un cambio radicale negli approvvigionamenti energetici italiani (ed europei) per raggiungere lindipendenza dal gas di Mosca, lEni rappresenta un player internazionale fondamentale per il nostro Paese e lo abbiamo visto anche lunedì scorso, in occasione dell’accordo siglato tra Italia e Algeria sull’energia. È vero, il Novecento se n’è andato da tempo e con lui quell’Italia del boom economico e dell’Eni considerato il vero Ministero degli Esteri, con Enrico Mattei alla presidenza. Eppure di quegli anni doro, in cui lItalia divorava energia per le sue fabbriche in continua crescita, della lezione di Mattei resta il realismo politico: una nazione industrializzata se non ha fonti energetiche deve cercarsele.

In una chiacchierata con Vittorio Valletta, all’epoca dirigente Fiat, Mattei annotò: «Se in questo Paese sappiamo fare le automobili, dobbiamo saper fare anche la benzina». Un concetto che oggi va esteso all’industria a tutto campo, ragion per cui se in questo Paese vogliamo continuare a produrre come una delle nazioni più industrializzate del mondo dobbiamo procurarci lenergia che serve. Il ruolo dell’Eni è perciò centrale, in quanto la politica energetica del 2022 è ingrediente necessario per la politica estera ed economica. La visita in Algeria dell’ad Claudio Descalzi ai primi di aprile è stata in tal senso un segnale importante, cui bisogna aggiungere il riconoscimento pubblico che il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha fatto allo stesso Descalzi in Algeria. Stavano seduti uno accanto all’altro: un fotogramma del ruolo che lEni potrà svolgere in questi mesi in cui lItalia cercherà accordi energetici per staccarsi dalla dipendenza da Putin.

Certo, in Descalzi che si muove sullo scenario internazionale e nel riconoscimento del suo ruolo da parte del ministro grillino Di Maio vi è pure un contrappasso politico che fa riflettere. I 5 Stelle erano arrivati al potere annunciando di voler ribaltare il vecchio sistema e di voler sconfiggere la povertà (vasto programma) e oggi, dopo poco meno di quattro anni passati al governo si ritrovano ad apprezzare lEni, che del potere in Italia è forse il simbolo più potente. Cambiare idea è anche sinonimo di intelligenza, soprattutto se il cambiamento deriva dal confronto con la realtà.

Ha sottolineato una volta il compianto Giampaolo Pansa, scrittore e giornalista, a proposito dell’Italia che ripartiva dopo la Seconda guerra mondiale: «La Ricostruzione ha avuto come protagonisti anche mia madre e mio padre che mi insegnavano le parole-chiave del futuro di quella generazione: arrangiati, nessuno ti regalerà mai nulla». In fondo, persino per un vasto programma come sconfiggere la povertà c’è bisogno di energia, tanta e che costi il giusto. Ma questo, all’Eni, lo sanno da sempre.

  di Massimiliano Lenzi

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