Maurizio Crozza che in un grottesco monologo accusa dell’invasione in Ucraina non la Russia ma la Nato e l’Europa che le tiene bordone, con il pubblico in sala che applaude divertito. E Massimo Giletti che partecipa alla cruenta battaglia dello share tv invitando chiunque possa spararla grossa: come il cantante Povia, che indica quale maggior responsabile della guerra («Sono 18 giorni di morte e devastazione e io mi sto cagando addosso») non Putin ma il presidente Zelensky «che dovrebbe abdicare subito al trono» (e i bambini fanno “Ooh, a scemo!”).
E Luciano Canfora che – mal digerito il crollo del comunismo sovietico – rutta anch’egli giudizi a casaccio su Zelensky: «arrivato al potere dopo un colpo di Stato», «è un signore che dice di voler combattere per degli ideali, ma questi ideali hanno anche dei risvolti meno idealistici…».
L’Occidente è perfino questo e siamo felici di farne parte. Perché alla purezza censoria dei regimi totalitari preferiamo la cacofonia delle democrazie, quella dove il primo pirla che passa ha tutto il diritto (pure retribuito) di parlare forte e a vanvera.
di Vittorio Pezzuto
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