Le leggi volute da Mandela fatte degenerare dai successori
L’ex presidente Jacob Zuma ha ancora moltissimo potere in Sudafrica. Lui e la sua famiglia stanno distruggendo tutto ciò di buono costruito da Mandela e De Clerk. Ribaltano le leggi a proprio favore mentre dilagano disordini e criminalità.
Le leggi volute da Mandela fatte degenerare dai successori
L’ex presidente Jacob Zuma ha ancora moltissimo potere in Sudafrica. Lui e la sua famiglia stanno distruggendo tutto ciò di buono costruito da Mandela e De Clerk. Ribaltano le leggi a proprio favore mentre dilagano disordini e criminalità.
Le leggi volute da Mandela fatte degenerare dai successori
L’ex presidente Jacob Zuma ha ancora moltissimo potere in Sudafrica. Lui e la sua famiglia stanno distruggendo tutto ciò di buono costruito da Mandela e De Clerk. Ribaltano le leggi a proprio favore mentre dilagano disordini e criminalità.
L’ex presidente Jacob Zuma ha ancora moltissimo potere in Sudafrica. Lui e la sua famiglia stanno distruggendo tutto ciò di buono costruito da Mandela e De Clerk. Ribaltano le leggi a proprio favore mentre dilagano disordini e criminalità.
Da quando, nel 2018, il presidente Jacob Zuma è stato costretto a dimettersi, nel Sudafrica cova un fuoco capace di distruggere il sogno realizzato da Mandela e De Klerk alla fine dell’apartheid.
Zuma e la sua famiglia ne hanno combinate di tutti i colori: corruzione, truffa, abuso d’ufficio, ricatto, violenze e, come ciliegina sulla torta, diverse accuse di stupro e di omicidio, tutte poi ritirate da magistrati spaventati e da testimoni in fuga.
A causa delle leggi che proprio Madiba volle, con tutta la sua influenza, nel 1996 – allo scopo di permettere ai neri di accedere alle risorse finanziarie e industriali per potersi emancipare economicamente e socialmente – Zuma, in alleanza con alcuni fedelissimi, ha creato una macchina da soldi potentissima e senza pietà.
La legge più importante, quella sul Black Empowerment, prevede importanti sgravi fiscali a tutte quelle aziende, di proprietà straniera o di bianchi, che cedano fino al 25% delle proprie quote sociali (o delle proprie azioni) a società fiduciarie delle comunità nere locali, in modo che in ogni villaggio arrivino flussi importanti di contanti che servano a migliorare le condizioni di vita (acqua potabile, elettricità, trasporti pubblici, scuole, ospedali) e diano a piccole imprese locali la possibilità di iniziare a lavorare subito e con profitto.
Zuma ha posto due suoi fedelissimi, Sandile Zungu e Sipho Jerome Ngwenya, alla testa delle associazioni federali che si occupano della redistribuzione di queste quote.
Invece di far arrivare i soldi ai villaggi, hanno diviso i soldi tra amici, parenti e clientele, così creando un ceto di sudafricani neri ricchissimi che non hanno bisogno di lavorare per ottenere soldi (ricevono ricchi dividendi grazie alla distribuzione delle quote sociali) e che quindi, invece di produrre ricchezza per la propria gente, aumentano la povertà: usano quei soldi per organizzare il contrabbando di sigarette, alcool, rame e cibo nonché per costruire – un passo alla volta – un esercito di disperati pronti a tutto che ogni giorno, per strada, mettano a ferro e fuoco villaggi, commercianti e persino industrie multinazionali che si rifiutino di pagare il pizzo.
I nipoti di Zuma, i fratelli Gcaba, hanno iniziato organizzando il racket dei taxi, poi quello dei bus privati, poi quello dei trasportatori di qualsiasi prodotto sia agroalimentare che industriale, per finire oggi a gestire una multinazionale del contrabbando fra le più potenti dell’emisfero australe.
Tutti lo sanno ma nessuno può far nulla poiché la polizia è debole, le amministrazioni locali ancor di più e la Anc, il partito di Madiba e Steve Biko, è oramai solo una combriccola di mendicanti alla ricerca di un leader che dica loro cosa fare. Molti magistrati coraggiosi (soprattutto donne) hanno avuto la carriera troncata o hanno subìto ricatti e violenze ogni volta che hanno cercato di fermare questa macchina mostruosa.
Una seconda legge voluta da Mandela, quella sulla monarchia Zulu, è divenuta anch’essa un problema serissimo. Ufficialmente, la monarchia deve obbedire alle leggi dello Stato ma il re degli Zulu, Goodwill Zwelithini, ha per decenni messo in discussione questo fatto, rifiutandosi di ottemperare alle decisioni dei tribunali.
Madiba aveva creato per lui un fondo fiduciario, l’Ingonyama Trust, attraverso il quale la monarchia Zulu avesse abbastanza denaro per poter essere un punto di riferimento politico e culturale, specie nella provincia del KwaZulu-Natal, sede della monarchia.
Con quei soldi re Zwelithini ha fondato il suo partito (l’Inkhata Freedom Party), dopodiché si è appropriato delle terre espropriate ai bianchi e che avrebbero dovuto essere redistribuite dai suoi sudditi – cui lui fa pagare decime come se fossero sudditi di una monarchia medievale – e poi ha iniziato a sognare di diventare, insieme al suo amico Jacob Zuma, un industriale miliardario.
La legge voluta da Mandela dà al re la possibilità di opporsi a qualunque cosa, a qualunque decisione politica e giuridica, a qualunque tassa.
Quando è morto, all’inizio del 2021, si temeva un’implosione della monarchia. Dopo mesi di disordini, liti e assassinii uno dei figli di Zwelithini, Misuzulu, è stato eletto re. Dopo lunghe trattative, si è recato in visita di ossequio alla villa-fortino di Jacob Zuma. Lì, in una riunione durata due giorni, la monarchia Zulu e la criminalità organizzata sudafricana hanno stretto un patto di cui, ovviamente, non si conoscono i dettagli.
Da allora il Paese vive sotto una cappa di paura e disperazione. Tutti temono che gli Msholozi, ovvero l’etnia Zulu della famiglia Zuma, si prepari a prendere il potere – o con elezioni anticipate o, se necessario, con le armi.
di Simone Coccia e Paolo Fusi
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