A quattro giorni dalle votazioni per il Colle non c’è un nome, ma la partita per il futuro del Paese si decide a Palazzo Chigi.
Così, a quattro giorni dal via delle votazioni per il nuovo Presidente della Repubblica non c’è un nome, non c’è un’idea, non c’è una strategia.
Per meglio dire, un nome c’è e resta quello di Silvio Berlusconi, solo che lo fa quasi solo lui stesso, mentre la pattuglia dei fedelissimi dà la sensazione di assottigliarsi ogni giorno sempre più.
Se il centrodestra, però, non riesce ad abbozzare una strategia alternativa e non sa neanche come dire al vecchio leader che non sarebbe il caso di insistere, a sinistra non si sa proprio che pesci prendere.
Non entreremo nella ridda di voci e ipotesi delle ultime 48 ore, compresi i retroscena sugli incontri del Presidente del consiglio Mario Draghi. Ci limiteremo a rispondere, a chi vuole intravedervi chissà quali manovre, che resta fondamentale tenere la barra puntata sui reali e grandi problemi che ci attendono. Draghi, dunque, fa bene a incontrare, chiedere e capire, perché se dovessimo trovarci senza un governo credibile anche l’ex presidente della BCE al Quirinale potrebbe fare molto poco per evitarci guai seri.
Questo resta il tema cruciale, ancor più dell’elezione del Presidente. Non dimentichiamo mai, infatti, che la nostra credibilità sui mercati internazionali e agli occhi del mondo non può dipendere se non molto relativamente dall’inquilino del Colle.
La partita si decide a Palazzo Chigi, dove resta di gran lunga preferibile resti l’attuale capo del governo.
di Fulvio Giuliani
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