Il voto attesa per oggi al Parlamento europeo è un passaggio cruciale nel quadro delle risposte dei partner all’aggressione di Vladimir Putin. Dopo la richiesta formale arrivata ieri da Kiev, firmata in mimetica dal presidente Zelensky, l’Europa – è bene dirlo con la stessa chiarezza con cui qui abbiamo sottolineato l’ottima, puntuale, unita ed efficace reazione dei Paesi membri a questa guerra assurda e antistorica – l’Unione non può e non deve richiamarsi alle procedure standard.
Farlo, come ieri in un primo momento è apparso dalle parole dell’Alto rappresentante per la politica estera Borrell, significa mandare un messaggio sbagliato agli ucraini che stanno combattendo per la vita e la propria terra e all’uomo di Mosca. Non dimentichiamo mai che quest’ultimo era convinto di trovare un fronte occidentale spaccato e debole e aveva puntato moltissimo su questa presunta debolezza. Nessuno chiede di stravolgere la procedura di adesione, ma un segnale immediato di accelerazione, nel riconoscere l’assoluta emergenza e straordinarietà della condizione ucraina, va dato.
Ecco perché il voto all’Europarlamento di oggi sarà importante, così come le dichiarazioni delle prossime ore. L’Unione ha il sacrosanto dovere di chiedere il rispetto di una serie di principi non negoziabili ai Paesi che ne vogliano far parte, ma se quei principi e valori sono sotto attacco dei tank di Putin ascoltare le richieste ucraine e accelerare al massimo il programma di adesione è La risposta.
Veniamo già pubblicamente additati come nemici da Putin, imbestialito dalle terrificanti sanzioni economiche e disturbato molto più di quanto sembri dalla storica decisione europea di armare gli ucraini, bisogna tenere il punto, martellarlo in tutti i modi possibili e costringerlo a trattare.
Non è tempo di formalismi e distinguo. Proprio no.
di Fulvio Giuliani
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