La normalità è meravigliosa. Dopo due anni di pandemia, lutti e sofferenze e 24 mesi di esperienze impensabili, la normalità così appare, oltre che una straordinaria chimera. Fermiamoci un attimo a riflettere, però: cos’è questa ‘normalità’? Proviamo ad andare oltre i ristoranti, gli alberghi, le gite e le serate al cinema. Tutto favoloso, per carità, soprattutto quando ti viene a lungo negato, come riscoprire il valore dei piccoli-grandi piaceri quotidiani.
Eppure sappiamo che appena rientreremo nella routine tutto ciò inevitabilmente perderà quel sapore speciale dei mesi senza la vita di sempre. Perché normalità è anche “dover fare i compiti a casa”, per rispolverare un modo di dire urticante che fu abusato nei confronti dell’Italia nel pieno della crisi del debito, ormai oltre dieci anni fa.
Normalità significa dover (saper) programmare a medio termine. Così come le famiglie, terminata l’angoscia legata alla pandemia, torneranno a pensare ad acquisti e investimenti a lungo rinviati sotto la pressione del Coronavirus, così il Paese dovrà obbligatoriamente riflettere sul proprio futuro, ben oltre i confini ancora sfumati dell’emergenza. Lo ha ricordato lo stesso presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nel suo discorso di (ri)insediamento davanti ai Grandi elettori.
Programmare significa prendere impegni e rispettarli, creando le condizioni per poterlo fare al meglio. Questo comporta riaprire i grandi capitoli che la pandemia ha fatto accantonare: aggredire il nostro mostruoso debito pubblico, svecchiare una macchina statale burocratica fino allo sfinimento, rivedere le regole del mercato del lavoro e renderle compatibili con la realtà, riformare la giustizia come invocato con accenni quasi ultimativi dal capo dello Stato davanti alle Camere riunite e riformare il fisco, perché non ci arrendiamo all’idea che resti intoccabile un sistema irrealistico, inefficiente e ingordo.
A differenza di quanto fece il suo predecessore Giorgio Napolitano all’indomani della rielezione, il presidente della Repubblica non ha usato il bastone con il Parlamento e la politica. Questione di stili e approcci diversi, ma a ben vedere la sostanza è la stessa. Se non si lavora con una idea precisa di futuro, non ci sarà alcuna ‘normalità’ da riconquistare, se non l’effimera gioia di riprendere la vita di sempre. Non è di questo che vogliamo parlare, perché crediamo nelle possibilità che l’Italia ha fatto balenare nell’ultimo anno.
Ai partiti terremotati dalla settimana del Quirinale non resta che guardarsi negli occhi e decidere cosa fare da grandi. Se la legge elettorale – per esempio – è un’urgenza irrinunciabile, si lavori cercando una soluzione credibile, funzionale agli interessi del Paese e quanto più condivisa possibile. Se non dovesse essere possibile, ci si risparmi almeno un balletto di mesi che interesserebbe soltanto i protagonisti. In questo malaugurato caso, peraltro, il risultato non potrebbe che essere gravemente insufficiente rispetto agli interessi di tutti noi.
Per concludere, un elemento non deve essere mai dimenticato: il fattore tempo. Se da un lato speriamo con tutte le nostre forze di correre il più velocemente possibile verso la normalità, questa stessa accelerazione riduce la finestra temporale a disposizione della politica per fare il proprio mestiere. Prendere le decisioni giuste sotto pressione è da sempre la prerogativa dei grandi leader. Un severissimo banco di prova per chi solo pochi giorni fa si è esercitato in spericolate manovre che di ‘normale’ non avevano proprio nulla.
Di Fulvio Giuliani
LA RAGIONE – LE ALI DELLA LIBERTA’ SCRL
Direttore editoriale Davide Giacalone
Direttore responsabile Fulvio Giuliani
Sede legale: via Senato, 6 - 20121 Milano (MI) PI, CF e N. iscrizione al Registro Imprese di Milano: 11605210969 Numero Rea: MI-2614229
Per informazioni scrivi a info@laragione.eu
Copyright © La Ragione - leAli alla libertà
Powered by Sernicola Labs Srl