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Occasione sindacale

Dopo una settimana di blocchi nei porti di Genova e Trieste, per le proteste no Green Pass, la ripresa delle regolari operazioni nei due porti segna un punto di grande rilievo sindacale.
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Occasione sindacale

Dopo una settimana di blocchi nei porti di Genova e Trieste, per le proteste no Green Pass, la ripresa delle regolari operazioni nei due porti segna un punto di grande rilievo sindacale.
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Occasione sindacale

Dopo una settimana di blocchi nei porti di Genova e Trieste, per le proteste no Green Pass, la ripresa delle regolari operazioni nei due porti segna un punto di grande rilievo sindacale.
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Dopo una settimana di blocchi nei porti di Genova e Trieste, per le proteste no Green Pass, la ripresa delle regolari operazioni nei due porti segna un punto di grande rilievo sindacale.
La sgangherata protesta no pass, in particolar modo nei porti di Genova e Trieste, potrebbe diventare una clamorosa occasione per il sindacato di riacquistare una parte importante del proprio ruolo. Per sindacato intendiamo la “triplice” dei tempi d’oro: Cgil Cisl e Uil, costretti ad anni di lotta di retroguardia per il tumultuoso mutare del mercato del lavoro e l’arroccarsi su posizioni via via sempre più fuori dal tempo. La perentoria richiesta di permettere, senza ulteriori indugi, la ripresa delle regolari operazioni nei due porti – dopo una settimana di blocco insensato e mascherato da lotta contro il green pass – segna un punto di grande rilievo sindacale. Importante è individuare la svolta potenziale del duro appello di ieri: la presa d’atto che le rivendicazioni fini a se stesse portano solo a un progressivo scollamento dalla realtà. Ciò che negli anni ha determinato una perdita di peso impressionante da parte del sindacato. Certo, ci auguriamo che questa presa di posizione non sia solo determinata dalla volontà di riaffermare il proprio ruolo di rappresentanza e stop. Sarebbe una clamorosa occasione persa. Viceversa, dovesse indicare la consapevolezza di dover rappresentare le istanze del lavoro sbarcando finalmente nel XXI secolo, dovremmo tutti ringraziare sentitamente il “capopopolo“ di Trieste e le sue farneticazioni. Perché il Paese ha bisogno del contributo delle parti sociali, nessuna esclusa, in questa fase complicatissima di evoluzione del lavoro. di Fulvio Giuliani

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