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Odiano anche i loro salvatori

Nei soldati russi mandati a combattere in Ucraina –o almeno in molti di loro– si è radicato l’odio nei confronti di quel popolo che resiste. È evidente dai racconti dei medici che a Zaporizhzhia stanno curando i militari rimasti feriti.

Odiano anche i loro salvatori

Nei soldati russi mandati a combattere in Ucraina –o almeno in molti di loro– si è radicato l’odio nei confronti di quel popolo che resiste. È evidente dai racconti dei medici che a Zaporizhzhia stanno curando i militari rimasti feriti.

Odiano anche i loro salvatori

Nei soldati russi mandati a combattere in Ucraina –o almeno in molti di loro– si è radicato l’odio nei confronti di quel popolo che resiste. È evidente dai racconti dei medici che a Zaporizhzhia stanno curando i militari rimasti feriti.
Nei soldati russi mandati a combattere in Ucraina –o almeno in molti di loro– si è radicato l’odio nei confronti di quel popolo che resiste. È evidente dai racconti dei medici che a Zaporizhzhia stanno curando i militari rimasti feriti.
Quello che è successo a Bucha lo dimostra e i racconti che arrivano dagli ospedali lo confermano: al di là degli ordini ricevuti, è chiaro che nei soldati russi mandati a combattere in Ucraina – o almeno in molti di loro – si sia radicato l’odio nei confronti di quel popolo che avrebbe dovuto piegarsi e invece resiste. È evidente dai racconti dei medici che a Zaporizhzhia stanno curando i militari rimasti feriti.

Verrebbe da pensare che almeno quando i dottori ucraini cercano di salvare loro la vita, vengano pronunciate parole di pacificazione. Invece c’è chi, quando gli viene fatto presente che donne e bambini sono stati uccisi, replica: «Qual è il problema?». O chi arriva persino a dire che tutti gli ucraini sono nazisti, compresi i bimbi appunto, e quindi vanno sterminati.

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È la propaganda di Putin, è lui ad aver utilizzato il termine “denazificare” per giustificare l’invasione in Ucraina. Ma è sconcertante scoprire come persino nella condizione di maggiore fragilità il sentimento che prevale nei suoi uomini sia l’odio. Ed è la spiegazione di quello che abbiamo scoperto essere accaduto nelle città da cui i russi si sono ritirati. Lo dimostrano anche le conversazioni radio intercettate dai servizi segreti tedeschi, in cui i soldati raccontavano come sparavano ai civili in bicicletta.

Ci rassicurava finora l’idea che quei militari, molti giovanissimi, stessero solo eseguendo gli ordini. Ingenuamente forse speravamo lo facessero loro malgrado. Invece quell’odio, voluto da Putin, è diventato anche il loro.

    di Annalisa Grandi

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