Una considerazione sulla prima intervista mai concessa dal presidente del Consiglio Mario Draghi, dall’inizio del suo governo nel febbraio del 2021, nel giorno di Pasqua.
Buona Pasqua! Poche righe per augurarvi meravigliose giornate di riposo con i vostri cari o – come scrivevamo ieri – in giro tra le città d’arte o nelle località di vacanza italiane, prese letteralmente d’assalto in festività che segnano il primo vero grande colpo post-pandemia del nostro turismo. Buona Pasqua e buona Pasquetta (perché no, una bella grigliata ci sta sempre bene), ma anche una veloce considerazione sulla prima intervista mai concessa dal presidente del Consiglio Mario Draghi, dall’inizio del suo governo nel febbraio del 2021.
Ha parlato a lungo con il direttore del Corriere della Sera, Luciano Fontana, confermando gran parte delle valutazioni che nei mesi abbiamo fatto noi de La Ragione sulle caratteristiche dell’azione di governo e della gestione di una maggioranza, per sua natura difficile e sui generis.
Draghi ha voluto infondere fiducia nel Paese: nonostante la guerra, l’economia non è in recessione e non lo sarà – dice – e gli stessi sacrifici imposti dalle sanzioni alla Russia sono stati indicati in 1-2 gradi in meno di riscaldamento il prossimo inverno e altrettanti nei condizionatori quest’estate. “Al massimo“, ha sottolineato. Ha lodato i partiti, ridotto la portata delle tensioni, assolutamente escluso ancora una volta e anche con una certa durezza la possibilità di candidarsi alle elezioni del 2023.
Parole di coerenza, che faranno piacere alle forze politiche, ma che lasciano senza risposta la vera, grande domanda di questi mesi: “ma il cittadino italiano che volesse votare per la stabilità di governo e le posizioni di questo esecutivo, per chi mai dovrebbe votare?“. Mistero glorioso.
Avremo tempo per tornare sul punto, mentre Mario Draghi ha avuto parole di assoluta nettezza sulla guerra e le responsabilità di Vladimir Putin. La delusione nei confronti del presidente russo è enorme, oltre la naturale prudenza nel lessico dell’intervistato, come il riconoscimento dei gravissimi atti compiuti dall’armata nei territori ucraini occupati.
Una realtà atroce e incontestabile che, secondo Draghi, esclude di fatto la possibilità in questo momento di cercare abboccamenti con un uomo che non mostra di avere alcun intenzione di dialogare o trattare. Esattamente la realtà che sottolineiamo da settimane, per smentire le faciloneria di taluni: non c’è dialogo e possibilità di trattativa con chi è ossessionato solo dalla voglia di distruggere e piegare il nemico, infischiandosene del dolore e delle tragedie imposte a donne, bambini, anziani e civili in genere.
Draghi ci ricorda che faremmo bene a leggere con attenzione le indicazioni dell’intelligence statunitense, che sinora non ha sbagliato un colpo in questa tragica vicenda e smettere di considerare le parole di Biden delle “gaffe“. “Quello che è accaduto a Bucha come può essere definito se non ‘crimine di guerra’?”, chiede con dura consapevolezza il capo del governo.
Riflessione che ci lascia per Pasqua.
Di Fulvio Giuliani
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