“Il ranking premia la Bocconi e l’Italia. Ma si può fare di più”.
L’Università Bocconi è stata inserita tra le 50 migliori Università al mondo dal QS World Rankings By Subject. Abbiamo intervistato il Professor Stefano Caselli, Pro Rettore per gli Affari Internazionali, per parlare delle aspirazioni future e del sistema universitario. La classifica delle Università italiane fa ben sperare, ma ci sono margini di miglioramento.
L’analisi comparativa compilata dagli analisti della formazione universitaria mondiale, QS Quacquarelli Symonds, premia l’Italia, settima per numero di posti nelle varie classifiche con un totale di 56 Università premiate e 507 piazzamenti.
Tra i 50 migliori istituti al mondo, c’è l’Università Bocconi, che si piazza al sesto posto nel mondo per studi commerciali e di gestione.
Classifica università italiane: come essere delle eccellenze
“Fa sicuramente molto piacere vedere premiate così tante Università a Milano e in Italia. Certamente conta il successo dei singoli istituti, ma, come ci insegnano anche altri Stati, il successo complessivo è fondamentale per attrarre nuovi talenti dall’estero.
Il risultato di queste classifiche, per l’Università Bocconi così come per tutti le altre premiate, va costruito nel corso del tempo. La QS è una classifica estremamente ferrea e trasparente perché misura due aspetti diversi tra loro che decretano il successo delle università.
Da un lato misura la qualità della ricerca e del corpo docenti attraverso una serie di indicatori assolutamente oggettivi. Si tratta di un elemento fondamentale perché gli studenti scelgono una determinata Università perché vi è docenza di qualità, perché vi è una faculty variegata e internazionale.
Dall’altro lato viene valutato la qualità del placement. Dobbiamo ricordarci che il successo e il dovere dell’Università non è solo dare il massimo della formazione ai propri studenti e studentesse ma saperli collegare concretamente con il mondo del lavoro.
Entrambi i versanti, formazione e placement, richiedono tanta energia, l’eccellenza non si può improvvisare. Serve tanto lavoro e tanta pazienza ma poi arriva una grande soddisfazione per i risultati raggiunti. E da quella soddisfazione si continua a lavorare per la classifica dell’anno successivo”.
Il ruolo delle discipline STEM nei programmi accademici
“Il primo aspetto da considerare è che esistono anche dei settori di nicchia, come per esempio l’archeologia per la quale la Sapienza si è classificata prima al mondo, e anche in questi mercato conta in assoluto l’eccellenza.
Non c’è dubbio, però, che va giocata la grande sfida STEM (Science, Technology, Engineering, Mathematics). Non a caso la nostra università ha investito molto a riguardo: oltre ad avere un dipartimento che fa Computer Science, abbiamo lanciato programmi in Data Science e Artificial Intelligence e abbiamo da poco stretto un accordo con il Politecnico di Milano per ragionare di Tecnologie e Sustainability.
Credo che tutte le università debbano imparare a inserire sempre più contenuti STEM sia dal punto di vista didattico che della ricerca all’interno delle discipline. Progressivamente i vari steccati disciplinari verranno meno“.
Il ruolo della politica per il successo delle Università italiane
“Tutti gli istituti devono ambire ad arrivare ai primi posti delle classifiche QS nelle varie discipline. Questa è l’ambizione che fa bene al Paese. Credo che un altro aspetto fondamentale sia quello di lasciare maggiore libertà e flessibilità alle singole Università per realizzare programmi sempre più complessi, trasversali e variegati. Ce lo chiede il mondo del lavoro e ce lo chiedono i nostri ragazzi.
Un altro aspetto dove possiamo migliorare molto come Paese è imparare a riconoscere l’eccellenza. Dobbiamo imparare a celebrare i nostri studenti di successo, devono diventare un esempio anche per gli altri atenei perché per scegliere di venire a studiare nel nostro Paese, i giovani stranieri vogliono vedere se c’è eccellenza”.
L’allentamento delle misure anti-Covid e l’importanza di essere in presenza
“L’Università per esprimere tutto il suo valore ha bisogno di essere vissuta in presenza, questo è indiscutibile. Questi mesi di e-learning ci hanno sicuramente arricchiti perché ci hanno fatto esplorare nuove opportunità didattiche.
Ricordo bene che persino durante il lockdown, quindi nel momento più difficile per tutti noi, tantissimi studenti stranieri hanno deciso di venire comunque di venire nel loro appartamento a Milano. Confrontarsi con gli altri colleghi, interfacciarsi con i docenti, respirare la comunità: l’Università è tutto questo.
di Giovanni Palmisano
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