Il presidente ucraino Zelensky non ha partecipato alla notte degli Oscar 2022. Forse è meglio così: evitare spettacolarizzazione e sciacallaggio non avrebbero aiutato la causa Ucraina.
Il presidente ucraino Zelensky non ha partecipato in video conferenza alla notte degli Oscar. L’Academy ha deciso di ricordare il dramma del Paese assalito dalla Russia di Putin con un minuto di silenzio e un invito alla solidarietà, che vedete in foto.
È stata così tolta un’arma a chi ha deciso che la realtà vada ribaltata, che fra aggressore e aggredito non ci sia poi tutta questa differenza. Ce ne sono tanti di costoro un po’ ovunque, anche negli Stati Uniti d’America, molti li vediamo all’opera in Italia. Forse è meglio così, aver tenuto lontano dagli Oscar il volto che incarna e personifica la resistenza ucraina al dittatore e non doversi sorbire le accuse di spettacolarizzazione, sciacallaggio e compagnia cantante. Quello che è toccato a Zelensky dopo i suoi interventi ai parlamenti, figuriamoci cosa sarebbe potuto accadere a una serata di gala.
L’amaro in bocca, però, resta ogni giorno un po’ di più. Perché le quinte colonne fanno il loro lavoro, perché la stanchezza per una guerra troppo vicina si fa sentire, perché le antiche amicizie presentano i loro conti, perché a molti l’uomo forte continua a piacere e pazienza se sta radendo al suolo un po’ di città con tutti loro abitanti all’interno. Che volete, sono cose che capitano e comunque giustificabili, sarebbe bastato arrendersi subito e affidarsi al buon cuore dello zar…
Del resto, abbiamo passato un intero fine settimana a ragionare sul lessico scelto dal presidente degli Stati Uniti Joe Biden e su quanto possa giustificare il rifiuto russo di qualsiasi reale forma di colloquio per la pace o almeno il cessate il fuoco. Una sceneggiata come poche, mentre per ora i russi non hanno mai avuto intenzione realmente di portare avanti i dialoghi. Una pantomima capace di confondere definitivamente l’idea stessa di come si sia arrivati a una guerra sul suolo europeo.
La propaganda è parte stessa di qualsiasi conflitto, anche quella più orrida e rivoltante – non è che non abbiamo visto il video dei prigionieri russi colpiti a freddo alle gambe – ma il compito di chi osserva è mantenere quanto il più possibile una capacità di analisi, cercando di non confondere mai gli eventi, i protagonisti e le responsabilità.
In questo caso specifico, ricordare chi abbia cominciato, con quali finalità e con quali mezzi illegali e brutali.
di Fulvio Giuliani
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