L’onorevole Cecilia D’Elia vince le elezioni suppletive per il collegio Roma 1 con un’affluenza minima, formata dalle solite minoranze cittadine, e una concorrenza praticamente inesistente.
Il Parlamento ha una nuova deputata, la vincitrice delle elezioni suppletive per il collegio Roma 1. Va a prendere lo scranno che fu di Roberto Gualtieri, eletto sindaco della Capitale. L’onorevole Cecilia D’Elia, del Pd, ha vinto con il 59,4% dei voti, sbaragliando una concorrenza pressoché inesistente e in parte sconosciuta.
Tra pochi giorni la neoeletta dovrà passare anche lei sotto la cupola che nasconde i votanti e depositare nello storico bussolotto la scheda col nome del futuro presidente della Repubblica.
Il collegio di Roma 1 ha 185mila votanti. L’affluenza è stata dell’11,33%, quindi poco meno del 90% degli elettori non è andato a votare. È vero, c’erano il sole e i saldi, un combinato disposto che non aiuta i riti della democrazia. Buon lavoro alla neodeputata che ha festeggiato affermando con soddisfazione: «Tante donne al mio fianco».
Il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, ha ringraziato «le volontarie e i volontari che in queste settimane controcorrente hanno combattuto per questa bella vittoria». Presidente Zingaretti, perché controcorrente? C’erano forse dubbi e timori sulle consolidate e abituali scelte della borghesia benestante dei quartieri del centro della Città Eterna, dove le parole proletariato, periferia e disagio sono del tutto sconosciute?
Perché non una parola, una riflessione, il segno di una preoccupazione, sul tracollo sempre più evidente di una democrazia rappresentata da deputati e deputate eletti da minoranze di cittadini, constatando che la stragrande maggioranza mostra invece di non credere alla cosiddetta (uso volutamente questo termine) classe politica?
Nelle prossime ore sentirete spesso capi di partito, giovani e vecchi peones tuffarsi nel gioco del totonomine, compresi coloro che invocheranno candidati al femminile.
Un intellettuale che di democrazia e di Repubblica se ne intendeva ha scritto questa riflessione: «Nessun compito, nel governo dello Stato, spetta alla donna in quanto donna né all’uomo in quanto uomo, dal momento che le doti naturali sono distribuite nell’uno e nell’altra in modo simile e che la donna, per natura, può svolgere qualsiasi ruolo, esattamente come l’uomo».
Questo intellettuale si chiamava Platone e quel pensiero lo potete trovare nella sua “Repubblica”. Altri tempi. C’era un certo fermento sociale che animava il dibattito nelle piazze di Atene. Le commedie e le tragedie lasciavano trasparire i conflitti più scottanti, traevano ispirazione dalla strada e dalle assemblee per portare in scena le inquietudini politiche del momento. Oggi questo avviene nei cosiddetti talk televisivi. Però in giro non si intravvede alcun Platone.
di Andrea Pamparana
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