Perché difendere l’Ucraina significa difendere la nostra storia, il nostro presente e il nostro futuro? Ce lo spiega Edoardo Crisafulli, direttore dell’Istituto di cultura italiana a Kiev.
La generazione di mio padre ha visto i carri armati sovietici soffocare gli aneliti di libertà a Budapest, seminando morte e distruzione. Mostrando anche in quella occasione l’orrore dei regimi comunisti che noi occidentali non abbiamo patito, grazie all’ombrello militare americano della Nato. La mia generazione sta vedendo i carri armati del regime russo di Putin colpire le libertà a Kiev, seminando morte e distruzione in Ucraina, minacciando tutte le democrazie liberali europee. Edoardo Crisafulli dirige l’Istituto di cultura italiana a Kiev e fino a 48 ore fa si trovava lì. Ascoltare il suo racconto è prezioso.
Si dichiara innanzitutto molto contento del governo di unità nazionale italiano che con Draghi ha mandato i messaggi giusti: «Questa è una lotta per la libertà. Ho visto in strada a Kiev padri e nonni portare le mogli al confine per poi tornare a combattere. Ragazzini di 18 anni accanto ai militari in prima linea. Mi auguro che ci possa essere una tregua per evitare un bagno di sangue. Dobbiamo ribadire i valori delle nostre società liberali. Qui non ci sono due torti e due ragioni. Qui ci sono una vittima e un aggressore. Sono fiero di questa Europa che con Von der Leyen lo dice. Poi si potrà discettare di politica. Ed è importante anche evitare di dipingere il popolo russo come incivile, anche loro hanno legami con l’Occidente e tanti vogliono la pace. Ho visto anche il gran lavoro del nostro ambasciatore, senza dormire per giorni, impegnato a ospitare tutti i nostri connazionali».
Dobbiamo anche prepararci ad aiutare e accogliere i profughi, mostrando solidarietà al popolo ucraino che è culturalmente europeo, ama la cultura italiana incondizionatamente e conserva una dignità incredibile. «Assistiamo da anni a una critica feroce anche all’Europa e alle nostre società liberali, ma l’Europa è la nostra civiltà e oggi serve restare uniti a difesa dei nostri valori democratici davanti a chi li minaccia» spiega Crisafulli, che ricorda Luciano Pellicani quando diceva che la critica è sacrosanta ma nei momenti di crisi epocale si vede chi è uno spirito libero.
«Siamo in un momento come quello del dopoguerra italiano e in uno scontro così epocale si sta con la civilità, tertium non datur. Stiamo con l’Occidente libero, stiamo col principio di autodeterminazione dei popoli, con i valori della Costituzione italiana e dell’Unione europea. E oggi vediamo quanto conti la semina culturale liberale, sia a destra che a sinistra, per fare fronte comune come accadde nella Seconda guerra mondiale quando uno dei miei scrittori preferiti e attivista politico – George Orwell – da feroce critico dell’impero britannico non ebbe dubbi sul dove stare, cioè con Churchill contro il mostro nazionalsocialista e fascista. Le società aperte stanno in vita col dialogo aperto ma non ne posso più di sentire “gli errori dell’Occidente”».
di Antonluca Cuoco
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