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Spaccature miopi

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Il Consiglio dei Ministri si è riunito ieri sera a Palazzo Chigi sotto la presidenza del Presidente Mario Draghi. Il problema non è tanto la spaccatura in seno alla variegata maggioranza di governo, ma quello che sottintende a pochi giorni dal via della corsa al Quirinale.

Spaccature miopi

Il Consiglio dei Ministri si è riunito ieri sera a Palazzo Chigi sotto la presidenza del Presidente Mario Draghi. Il problema non è tanto la spaccatura in seno alla variegata maggioranza di governo, ma quello che sottintende a pochi giorni dal via della corsa al Quirinale.
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Spaccature miopi

Il Consiglio dei Ministri si è riunito ieri sera a Palazzo Chigi sotto la presidenza del Presidente Mario Draghi. Il problema non è tanto la spaccatura in seno alla variegata maggioranza di governo, ma quello che sottintende a pochi giorni dal via della corsa al Quirinale.
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Non è un bello spettacolo quello andato in scena ieri, fino a tarda sera, nel Consiglio dei Ministri e – lungo tutta la giornata – nei febbrili contatti fra i vertici di partito. Una parte della maggioranza, PD e Forza Italia, avrebbe voluto imporre il Super Green Pass anche per una parte del mondo del lavoro. Movimento Cinque Stelle e Lega hanno detto di no. Fragorosamente. Il problema non è tanto la spaccatura in seno alla variegata maggioranza di governo, ma quello che sottintende a pochi giorni dal via della corsa al Quirinale. L’improvvisa riedizione dell’antico asse giallo-verde sembra aver raccolto, da un lato, la classica vittoria di Pirro, considerato che Mario Draghi ha fatto abbondantemente capire che già prima della Befana il tema del Super Green Pass al lavoro tornerà nell’agenda del governo. L’esperienza dell’esecutivo presieduto dall’ex N.1 della BCE suggerisce di puntare sulla sua introduzione e anche in tempi rapidi. D’altro canto, il problema è ormai il futuro del governo, dello stesso Presidente del Consiglio e della stabilizzazione degli ottimi risultati raggiunti dal Paese negli ultimi 10 mesi. Ne scrivo questa mattina in prima pagina, su La Ragione. Questa è (dovrebbe essere, almeno) la vera partita, incardinata sull’elezione del nuovo Presidente della Repubblica. Non ci vuole certo un genio dell’analisi politica, come qui abbiamo già scritto due giorni or sono, per scorgere una profonda e sempre meno controllabile insofferenza dei partiti nei confronti di Draghi. I leader sanno perfettamente che il Paese è in buona parte con il capo del governo, mentre i loro indici di gradimento precipitano a livelli risibili, ma sono abituati a non fare i conti con la realtà. Piuttosto a dipingerne una tutta loro, costi quel che costi. Un rischio che francamente non meritiamo di correre.   di Fulvio Giuliani

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