AUTORE: Fulvio Giuliani
Non siamo in guerra, ma “questa è una guerra” (parole del presidente del Consiglio Mario Draghi). E una guerra ha costi elevatissimi e richiede sacrifici pesanti. L’adesione dell’Italia senza se e senza ma all’esclusione della Russia dallo Swift è il primo di questi costi. Una decisione sacrosanta, che rafforza la compattezza del fronte occidentale contro Putin.
Il messaggio è chiaro e parte da Washington, per passare da Ottawa, Londra e Bruxelles: la Russia è uno ‘Stato canaglia’ e va sterilizzato. L’obiettivo è mettere Ko la finanza di Mosca, paralizzando la Banca centrale e rendendo inutilizzabili i proventi del gas e del petrolio e le riserve della Banca stessa, pari a 640 miliardi di dollari. Per noi italiani, questo significa prepararsi a uno shock energetico. Draghi lo sa e lo ha detto, cominciando a lavorare a un piano d’emergenza che non potrà che essere dell’Unione.
Abbiamo un fresco e drammatico precedente: la pandemia. L’Ue – a dispetto dei soliti soloni che ancora vanno in giro nei salotti Tv a dire che l’Occidente ha tutte le colpe e l’Unione sarebbe un’accozzaglia di imbelli – ha dimostrato che se centralizza le forniture può diventare un ombrello fenomenale per i Paesi membri. Lo schema è quello, soldi compresi. Non a caso si parla di un sistema di finanziamento energetico sulla falsariga del programma Sure, messo efficacemente in piedi ai tempi della crisi determinata dall’emergenza sanitaria.
All’Italia – per ricordare di cosa stiamo parlando – con Sure sono stati assegnati oltre 27 miliardi di euro di fondi, prima del Next Generation EU, mentre la centralizzazione degli acquisti dei vaccini ha permesso nel giro di pochi mesi di realizzare la campagna vaccinale che conosciamo.
Tornando a oggi, il governo sa (e speriamo sia sempre più chiaro nell’esporlo) che i contraccolpi saranno pesanti: non parliamo tanto del gas da riscaldamento che pure è un tema, ma dell’approvvigionamento energetico dell’apparato produttivo e industriale. Sarà dura e bisogna organizzarsi ora. Altri comparti – lusso e turismo su tutti – soffriranno, ma non c’è alternativa.
“Questa è una guerra” e noi siamo dalla parte giusta, difendendo l’Ucraina con l’arma economica, che ha l’obiettivo di stroncare Putin. Certo, gli resterà sempre l’opzione dell’abbraccio mortale con la Cina, ma se lo Zar si dovesse rivolgere a Xi si consegnerebbe a un ruolo subalterno e di vassallaggio, tutto ciò che gli permetterebbe la sua economia lillipuziana fatta di sole esportazioni energetiche.
A proposito di armi, infine, l’Italia presto ne fornirà di offensive all’Ucraina, come deciso da Germania, Francia e Belgio. Lo ha fatto capire ancora una volta Mario Draghi, deciso a spazzar via ogni ipotesi di tentennamento nella maggioranza e ad agganciare a doppio filo l’Italia alle decisioni in sede europea e Nato.
Una posizione strategica fondamentale, in vista del nuovo mondo che verrà, causato dalla folle strategia imperialista di Putin.
di Fulvio Giuliani
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