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Sterilizzare la Russia

I negoziati tra Russia e Ucraina che si terranno oggi nei pressi di Chernobyl rappresentano un minimo segnale di speranza. Nel frattempo, in Russia è il panico finanziario: con i principali istituti di credito esclusi dallo Swift e i capitali congelati, la sterilizzazione della Russia non è lontana.
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Sterilizzare la Russia

I negoziati tra Russia e Ucraina che si terranno oggi nei pressi di Chernobyl rappresentano un minimo segnale di speranza. Nel frattempo, in Russia è il panico finanziario: con i principali istituti di credito esclusi dallo Swift e i capitali congelati, la sterilizzazione della Russia non è lontana.
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I negoziati tra Russia e Ucraina che si terranno oggi nei pressi di Chernobyl rappresentano un minimo segnale di speranza. Nel frattempo, in Russia è il panico finanziario: con i principali istituti di credito esclusi dallo Swift e i capitali congelati, la sterilizzazione della Russia non è lontana.
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I negoziati tra Russia e Ucraina che si terranno oggi nei pressi di Chernobyl rappresentano un minimo segnale di speranza. Nel frattempo, in Russia è il panico finanziario: con i principali istituti di credito esclusi dallo Swift e i capitali congelati, la sterilizzazione della Russia non è lontana.
Apriamo la settimana con un flebile, minimo segnale di speranza: i colloqui fra russi e ucraini che si terranno (incredibile solo a pensarci) nei pressi di Chernobyl. Luogo più emblematico sarebbe stato impossibile da scegliere. Intendiamoci, nessuno si fa illusioni su questo primo contatto, a cominciare dallo stesso presidente ucraino Zelensky, ma è pur sempre un qualcosa, per provare almeno a capire quali siano le richieste allo stato dell’arte dei russi. Ripetiamo, è altamente improbabile che si arrivi a un pur minimo risultato concreto, considerato oltretutto che il “mediatore“ è il fantoccio di Putin Lukashenko, dittatore bielorusso e fra le figure più screditate a livello mondiale. Le carte, comunque sia, conviene sempre andarle a vedere, mentre la tensione fra Mosca e l’Occidente è al livello più alto della crisi dei missili di Cuba. Con la sostanziale differenza che non si ha un’idea – persino con il potere sovietico si aveva uno schema abbastanza affidabile delle azioni e reazioni – di quale sia il calendario delle mosse di Vladimir Putin, oltre la distruttiva strategia egemonica e antioccidentale. Nel frattempo, alla faccia di chi aveva frettolosamente archiviato la risposta occidentale delle sanzioni come acqua fresca, in Russia è il panico finanziario. Esattamente quello che si voleva. Il rublo entro pochi giorni sarà cartastraccia e la Banca centrale di Mosca è paralizzata. Con i principali istituti di credito esclusi dallo Swift e i capitali congelati, la sterilizzazione della Russia – l’obiettivo che qui più volte abbiamo evocato e indicato come strategico – non è lontano. Si badi, per quanto appena esposto e proprio per quell’incapacità di prevedere le mosse di un leader ossessionato, un simile livello di pressione potrebbe portare a qualsiasi genere di reazione. Si veda la messa in allerta della difesa nucleare, ordinata ieri dallo Zar. Per quanto rischiosa e terribile, l’Occidente non ha altra strada e deve diventare sempre più duro. Oggi, intanto, l’Italia compirà quell’altro passo di cui scrivevamo ieri, decisivo per rafforzare il fronte euro-Nato: il Consiglio dei Ministri autorizzerà l’invio di armi offensive all’Ucraina. Missili (presumibilmente anticarro), mitragliatrici e munizioni. Oltre il materiale difensivo già in partenza. L’opposizione di Salvini è durata lo spazio di un sospiro ed è caduta nel vuoto pneumatico. Bene così.   Di Fulvio Giuliani

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